Ed è ancora nel segno del no tav la domenica appena trascorsa in valle di Susa. Dopo le giornate a Chiomonte e a Venaus si chiude a Bussoleno la quattro giorni no tav in ricordo dell’8 dicembre 2005 ma soprattutto di rilancio verso l’attuale situazione di Chiomonte. Dopo la polentata al presidio di Venaus dove nel 2005 si celebrò una grande giornata di lotta con la riconquista dei terreni occupati dalla polizia due giorni prima il movimento si è riconvocato in piazza a Bussoleno. Era importante ritornare in piazza anche fuori dalla val Clarea per fare vedere a tutta la valle cosa è successo ai ragazzi feriti giovedì a Ciomonte, cosa succede quando si torna alle reti del fortino si tav e come si comporta la polizia nei confronti dei no tav. Dalla piazza del mercato centinaia di persone si sono poi spostate lungo le vie del paese fino alla stazione ferroviaria dove hanno attuato un blocco ferroviario, l’ennesimo in molti anni di lotta. Ad essere bloccato è il tgv che collega Milano a Parigi passando da Torino e Lione. Questo blocco oltre ad essere ovviamente in solidarietà a tutti i no tav feriti serve anche a porre due importanti questioni che riguardano la val di Susa ed il trasporto ferroviario. La linea Milano-Torino-Lione-Parigi è oggi servita da tre treni al giorno variabili a seconda delle festività ed è totalmente di gestione francese. Le ferrovie italiane visto l’esiguo numero di passeggeri si sono chiamate fuori dal gioco lasciando alla SNFC la tratta che la gestisce anche se in perdita come un servizio pubblico e giustamente la mantiene al minimo dei treni possibili in servizio ma la mantiene. Di risposta però RFI ha totlo dagli orari e dalle biglietterie questi treni che si possono prenotare solo online e su siti francesi. Il secondo punto è la questione treni pendolari, dal 10 dicembre solo la metà dei treni pendolari fermerà ancora nelle stazioni della valle di Susa nella tratta tra Torino e Bussoleno. Oltre ad essere tagliati numerosi treni verranno soppresse numerose fermate costringendo i pendolari a costruire il loro viaggio inserendo l’auto nella combinazione dei loro spostamenti per avvicinarsi alle stazioni ferroviarie che rimarranno servite dal nuovo orario e poi proseguire in treno verso Torino e poi magari ancora farsi un bel tratto in autobus o tram. Il tutto ovviamente condito con la solita ricetta del sacrificio che inizia a diventare un po’ stretta a chi di sacrifici ne fa fin troppi, +18% l’aumento previsto delle tariffe. Allora cerchiamo di capirci: vogliamo costruire una nuova ferrovia tra Torino e Lione da oltre 22mld di euro. La ferrovia su questa tratta c’è ma non ci sono i passeggeri e RFI taglia i treni, le ferrovie francesi a spese loro mantengono il servizio anche per i pochi che ci sono, noi però facciamo finta che non ci sia, non vendiamo i biglietti e non pubblichiamo gli orari. Sulla medesima linea corrono i treni pendolari che invece sono stracolmi e insufficenti, sia come numero che come carrozze. RFI quindi dal 10 dicembre taglia il numero di treni e di fermate di quelli che rimangono. Il numero dei pendolari però non può essere tagliato, paga regolarmente l’abbonamento e quindi è un’entrata di contanti reale e fissa e cosa facciamo? Un bell’aumento del 18%. Giustamente poi chi legge potrà capire come mai dopo quattro giorni di lotta, dopo i feriti, nonostante il giorno festivo centinaia di persone sono a bloccare la stazione ferroviaria di Bussoleno in val di Susa.