Poco a poco emergono nuovi dettagli sull’inchiesta che vede al centro il PM Padalino e la sua “cricca dei favori” (ne avevamo già parlato a diverse riprese).
Un ennesimo episodio emerge dalle carte come riferiscono alcuni quotidiani, in questo caso il pm con l’elmetto avrebbe soggiornato con la famiglia in un hotel di lusso con molo privato affacciato sul lago d’Orta nel 2016. Il conto lo pagava direttamente Andrea Giacomini titolare dell’omonima ditta di valvole e componentistica per riscaldamento. A curare la sicurezza dell’hotel c’era un’altra vecchia conoscenza di Padalino, Fabio Pettinicchio, brigadiere della guardia di finanza condannato a 5 anni e 6 mesi per sfruttamento della prostituzione a cui il PM anti-notav dava direttamente consigli su come difendersi in aula.
Stiamo infatti parlando di uno dei due magistrati facente parte del pool espressamente messo in piedi dalla procura di Torino su indicazione del ministero, quando a Torino la priorità era diventata far piegare la schiena ai cocciuti abitanti di un valle piemontese che stavano ridicolizzando la capacità dello stato di garantire commesse e protezione alla grande imprenditoria. Un uomo al tempo incensato dai giornali, in primis dal quotidiano torinese La Stampa, come un eroe democratico, venuto in Val Susa a dare lezioni di moralità e a distribuire decine di anni di carcere ad attivisti dai 18 ai 70 anni.
Come al solito, appena si ha il coraggio di guardare, il TAV si rivela per quello che è: una montagna di merda.