Giovedì in Clarea sarà presente anche il vicequestore Sanna, protagonista dello sgombero violento della notte del 6 dicembre 2005, che ha causato decine di feriti al presidio no tav di Venaus e una rivolta popolare che ha portato alla riconquista dei terreni due giorni dopo.
Saranno presenti anche il questore Faraoni e il super-capo della digos Petronzi rispettivamente mandante ed esecutore delle violenze di quest’anno alla Maddalena.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/433389/ cronaca 07/12/2011 - ORDINANZA DEL PREFETTO, STESSA LINEA DELLA MANIFESTAZIONE DEL 23 OTTOBRE Niente "zona rossa" ma le reti non si toccano La protesta No Tav: domani tre cortei con meta l'autostrada MASSIMO NUMA torino Non ci sarà una «zona rossa». Le reti del cantiere Ltf della Maddalena di Chiomonte, ormai prossimo a completare l’allargamento definitivo, saranno protette da un’ordinanza del prefetto, Alberto Di Pace, un dispositivo ad hoc, con una durata definita, simile o eguale a quella decisa per la manifestazione del 23 ottobre scorsa, finita senza incidenti e in un clima decisamente pacifico.ù Ieri mattina ultimo vertice, prima dell’avvio delle proteste annunciate dal movimento No Tav per domani e sino a domenica. In realtà, non è stato ancora comunicato ufficialmente il programma definitivo alla questura. Secondo i documenti pubblicati sulla rete, e annunciati in una conferenza stampa lunedì a Torino, il giorno cruciale sarà domani. Con tre cortei che partono da Giaglione (campo sportivo), Chiomonte (dalla stazione ferroviaria e dal centro di Susa, con meta finale l’autoporto Sitav. Tra le 10 e le 10,30 gli attivisti dovrebbero convergere verso i loro obiettivi. I segmenti di Giaglione e Chiomonte raggiungeranno le reti. Luca Abbà e Fabrizio Salmoni, portavoce dei No Tav, hanno precisato che sarà un «assedio a volto scoperto», dal carattere simbolico ma «determinato». Poi che le Statali e le linee ferroviarie non saranno interrotte; restano i dubbi sulle reali intenzioni del movimento a proposito del blocco della A32. I No Tav preannciano che - se sarà chiusa - «sarà ad opera della questura». Nel corso degli ultimi incontri, da parte delle istituzioni, è passata la linea adottata nei mesi scorsi durante il lungo ciclo di iniziative. «Il cantiere sarà difeso da ogni tipo di incursione violenta; se gli attivisti si avvicineranno senza danneggiare recinzioni e sistemi di sicurezza, i reparti anti-sommossa e i presidi interforze che vigileranno lungo tutta la rete di sentieri, si limiteranno a tenere sotto osservazione il flusso dei contestatori. In caso contrario, sono previsti i soliti interventi. I reparti usciranno dai cancelli per impedire gesti vandalici o lanci di pietre o altro, come è avvenuto dal 23 maggio al 9 settembre. Sarà un presidio interforze imponente, gestito dal questore Aldo Faraoni, dal vicario Salvatore Sanna e dal capo della Digos, Giuseppe Petronzi. Il corteo di Susa all’Interporto della A32 è quello che, in teoria, desta meno preoccupazioni sul fronte dell’ordine pubblico. Domani sera, concluso l’assedio alle reti, tutti gli attivisti si ritroveranno infatti in questa area per trascorrere le ore della notta in un clima più tranquillo, con gruppi musicali, stand e altre iniziative. Lo spezzone di Chiomonte scenderà dalla stazione verso la strada dell’Avanà e da qui, attraverso i sentieri che iniziano sulle alture attorno alla Centrale Iren (i cancelli saranno chiusi e protetti da una serie di check point), salirà verso l’area archeologica e il museo che ora ospita la control-room del presidio. Gli attivisti di Giaglione invece convergeranno sulla baita abusiva di Clarea, l’ultimo baluardo dei No Tav contro l’avanzare delle reti. Secondo il programma, ancora ufficioso, gli attivisti scenderanno verso Susa solo nel tardo pomeriggio. Il 1 gennaio 2012 l’intera area del cantiere sarà «presidio strategico di interesse nazionale», uno status necessario per affrontare in modo più sereno i prossimi passaggi. C’è ancora incertezza sulla presenza dei sindaci della Val Susa schierati con i No Tav. In un primo tempo si era parlato di un’unità di crisi, composta da alcuni amministratori, a Susa ma - per ora - nessuna conferma. Timori per la presenza di antagonisti provenienti da tutta Italia, dell’area autonoma e anarchica.