da giustiziami
I pm di Torino fanno i furbi all’immediata vigilia del processo, depositando a poche ore dal via una montagna di atti, 67 verbali con carabinieri, poliziotti e finanzieri per cercare di dimostrare che l’azione contro il cantiere avvenuta nel maggio 2013 in cui fu danneggiato un compressore avvenne con finalità di terrorismo e con gravi danni all’immagine dell’Italia e della Ue.
La procura aveva ottenuto il rinvio a giudizio con rito immediato davanti alla corte d’assise dei 4 militanti Notav, in carcere dal dicembre scorso sottoposti in un regime di alta sorveglianza a un 41bis di fatto, sul presupposto che vi fosse l’evidenza della prova. E invece solo in extremis i pm calano il presunto asso, in un clima da emergenza da loro artificiosamente creato, agitando i fantasmi del passato, al fine di usare il processo contro chi dice no all’opera costosa inutile e controproducente del treno ad alta velocità ma fa opposizione sociale in generale.
Insomma quel compressore per i gestori del laboratorio politico della repressione nel terzo millennio è come se fosse Aldo Moro. Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si era spinto fino a proporre che da domani i 4 imputati seguissero il processo in videoconferenza, un’idea che la corte d’assise non ha preso in considerazione. E non è l’unica novità negativa per i ‘professionisti dell’antiterrorismo’. Nei giorni scorsi la Cassazione ha annullato con rinvio a un altro colllegio del Riesame di Torino la contestazione della finalità che porterebbe gli imputati a richiare fino a 30 anni di carcere mentre è finito indagato per simulazione di reato e procurato allarme l’autista di un pm che si era inventato un’aggressione dei NoTav.
Da domani comunque nell’aula bunker del capoluogo piemontese si gioca una partita che va al di là di un processo che avrebbe dovuto essere celebrato non in corte d’assise ma in tribunale e con gli imputati a piede libero. Si tratta di una partita politica in cui il diritto rischia fortemente di contare solo in percentuale minima perché stavolta magistrati, partiti e media sono uniti nella lotta. Con un occhio alla difesa degli affari. Gli appalti del Tav infatti risultano gli unici onesti e trasparenti. Nel nome della “lotta al terrrismo”. (frank cimini)