Quattro poliziotti del commissariato Dora Vanchiglia indagati per sequestro di persona, concussione, peculato, corruzione e falso ideologico.
Questa notizia potrebbe scivolare come tante altre che riguardano comportamenti spregiudicati di servi dello stato che piegano la legge ai propri interessi e utilizzano metodi ‘speciali’ per l’estorsione di informazioni e per fare carriera.
Non è la prima volta e siamo certi che non sarà l’ultima, abbiamo sentito di recente le novità dell’inchiesta che vede indagato il PM con l’elmetto Padalino, ad esempio
La dirigente Alice Rolando del Commissariato Dora-Vanchiglia, una dei quattro poliziotti indagati, è persona nota a chi in questi anni ha manifestato nelle piazze torinesi e nei boschi della Valsusa. Si è sempre distinta per la determinazione malevola con cui agiva nei confronti delle migliaia di persone che nell’ultimo decennio hanno cercato di porre resistenza durante gli allargamenti del cantiere del TAV a Chiomonte. Ce la ricordiamo rigorosa e impettita mentre i suoi sottoposti tiravano i lacrimogeni ad altezza duomo (e di donna), mentre ci rincorrevano per i boschi, mentre ci filmavano per poterci denunciare.
C’è però ancora un episodio che rende giustizia a questa paladina (Padalina??) della legge e che ne testimonia la statura etica. Una nostra compagna, dopo un vivace scambio di battute attraverso le reti del cantiere, durante un’iniziativa nel 2012 delle Donne No Tav , è stata denunciata dalla Rolando per oltraggio a pubblico ufficiale. Tra le altre cose la nostra compagna è stata accusata di aver detto parole offensive e sessiste. Un’accusa odiosa per una fomna femminista da sempre.
Il processo che ne è seguito, dove Lei si pavoneggiava in divisa e si è avvaleva della testimonianza di due suoi sottoposti è finito con la condanna (già definitiva) a sei mesi e 15 giorni.
Sono tanti anni che le/i No Tav vengono perseguiti per reati ‘confezionati’ ad hoc da solerti funzionari che sulla nostra pelle fanno carriera e che si scatenano in segnalazioni minuziose delle nostre attività, che poi la magistratura trasforma in galera e misure restrittive di vario genere.
E’ così possibile che persone di dubbia moralità, corrotte o inebriate dal potere si accaniscono con chi questo potere combatte.
Sicuramente la nostra compagna sconterà la sua pena, altrettanto sicuramente i poliziotti se la caveranno con poco o niente. La differenza tra noi e loro è sempre di natura etica. Noi lottiamo per il bene collettivo e contro ingiustizie e autoritarismi. I nostri reati ci onorano…
Mentre scriviamo e Dana è in galera, Stella e Fabiola sono ai domiciliari, Eddi sotto sorveglianza speciale e altre/i compagne sono ristretti nelle loro case o limitat* nella loro agibilità sociale, notizie come queste ci strappano un sorriso amaro e ci spronano ad andare avanti nei nostri boschi e per le strade a testa alta e con maggiore forza.