Se ci sono due cose che al Sistema Tav danno veramente fastidio sono la solidarietà e il consenso.
Ogni qualvolta viene superata la cortina di fumo creata dalle inchieste della magistratura o dalle promozioni mediatiche dei benefici del Tav, il grande ufficio propaganda si mette all’opera.
Tutta la nostra storia è costellata di risposte goffe (mediatiche, politiche e giudiziarie) alle nostre iniziative:
- una manifestazione oceanica troverà spazio sui giornali o in Tv solo se ci sono le dichiarazioni di un commissario o di un politico che diranno che l’opera è utile e va vanti spedita
- un’iniziativa al cantiere o altro viene riportata come una guerra con minuziose ricostruzioni militari che la questura invia via whastapp, con il numero di denunce e chi era presente
- le notizie sul Tav sono buone anche se le fa l’ultimo dei portavoce di qualche ufficio europeo, mentre un notav intervistato è merce rara, anche se è un professionista qualificato a parlare dell’argomento
Altre volte invece c’è il silenzio assoluto, perché ignorare torna utile a fare poi il punto sullo stato del movimento: se non se ne parla da due mesi è poi più facile sostenere che il movimento è in difficoltà…
La solidarietà poi da veramente fastidio, e infatti in questi giorni, con l’arresto di Dana che è un fatto palesemente gonfiato, che ha fatto breccia in diversi settori della società che hanno a cuore i diritti e la libertà, la macchina del sistema Tav sta lavorando a spron battuto, perché è in difficoltà.
Spuntano così articoli per enfatizzare fatti marginali, talvolta ridicoli, che diventano prima articoli scoop sulle cronache e poi vengono farciti di dichiarazioni di politici di ogni sorta che fanno da controcanto alla questura.
Così la solita noiosa busta con proiettile diventa l’argomento del giorno, dei volantini appiccicati con lo scotch rappresentano un a minaccia concreta, cinque manifestini auto-prodotti da chissà chi ci riportano agli anni di piombo.
Salvini, Meloni, e i loro esponenti rinforzano subito il tutto gridando alla minaccia, al clima di terrore e alla violenza dispiegata…
Sarebbero ridicoli in altre situazioni, ma qui dove il sistema Tav è di casa, diventano fatti principali fedelmente pompati da alcuni giornalisti che confondono il proprio mestiere con quello di alcuni uffici stampa.
La verità è che la solidarietà a Dana e la messa in discussione di questo meccanismo giudiziario folle cresce e sta crescendo man mano che si entra nel merito delle questioni, e questo non deve avvenire assolutamente!
I notav sono nemici da condannare per quello che sono e non per quello che fanno, e quello che sono lo raccontano solo le informative della questura, che passano ai giornalisti le segnalazioni degli imputati (fatti non a processo) trasformandole già in condanne, per far si che si parli di ognuno di noi come pericolo pubblico.
Noi come sempre, andiamo avanti a testa alta, svelando meccanismi e macchinazioni del sistema tav, difendendo la nostra gente, con tutto il rispetto che questa lotta merita.