Si è tenuto oggi (23/01/2019) presso l’ufficio della direttrice delle risorse Umane dell’Università degli Studi di Torino l’incontro in cui Pier Paolo, il tecnico informatico No Tav sospeso il 14 dicembre scorso, poteva esprimere le proprie ragioni.
L’incontro è stato molto tecnico e su un piano prettamente formale e da subito, sia l’avvocato di diritto del lavoro presente che l’avvocato penalista che ha seguito Pier Paolo nel processo in questione, attraverso una memoria scritta hanno messo in evidenza alcune criticità.
Non volendo scendere nei tecnicismi asettici del linguaggio da tribunale preme evidenziare alcuni aspetti fondamentali in un linguaggio più accessibile:
- Il reato che avrebbe consentito loro di sospendere il dipendente (anzi di esserne obbligati come ci tengono a sottolineare ad ogni occasione) secondo quando previsto dal CCNL che rimanda alla legge Severino (e cioè il trasporto, la detenzione e fabbricazione di materiale esplodente) semplicemente non c’è!. Pier Paolo, come tutti i suoi coimputati e le sue coimputate, è stato accusato dal solerte Rinaudo di un reato anche più grave che avrebbe permesso un tale esito (trasporto e fabbricazione di armi da guerra ( nonostante si trattasse solo di petardi in libera vendita !Sigh!?)) ma tutti loro sono stati ASSOLTI da tale accusa e sulla stessa non è stato presentato ricorso da parte del pubblico ministero.
- Il reato principale contestato agli imputati resta quello di resistenza a pubblico ufficiale per il quale tutti/e sono stati condannati a 3 anni a cui sono stati aggiunti altri sei mesi per reati considerati minori nessuno dei quali (compreso la resistenza) rientra nell’ambito della legge Severino la quale comunque richiede una pena minima di un anno per essere applicata cosa non avvenuta per nessun reato oltre a quello di resistenza.
Nei prossimi giorni (massimo un mese) l’Università dovrà rispondere formalmente alle questioni poste dalla difesa.
Comunque vada a finire certo alcuni atteggiamenti nei confronti del lavoratore da parte dell’amministrazione lasciano quanto meno perplessi, Pier Paolo ha dovuto lottare per ottenere alcuni diritti acquisiti come il semplice accesso agli atti del suo fascicolo personale (concesso solo dopo notevoli insistenze e solo dopo che la notizia è uscita a mezzo stampa) mentre ad oggi ancora vede disattivato il suo account personale (caso unico, cosa mai successa all’interno dell’ateneo per nessuna altra sospensione in passato) e che risulta necessario per accedere alla propria busta paga, vedere lo stato delle proprie ferie residue ed altri diritti spettanti al lavoratore quale sino a prova contraria, benché sospeso, ancora è (queste cose sono state comunque possibili grazie alla collaborazione e buona volontà di molti colleghi e colleghe).
Di questa vicenda, però, occorre sopratutto cogliere gli aspetti positivi: la solidarietà, tantissima, ricevuta dal Dipartimento di Fisica, dalle RSU, da moltissimi colleghi e colleghe che per lui si sono prodigati, da tutto il movimento No Tav e da tutti gli amici anche attraverso la raccolta firme a suo sostegno.
Sino ad ora, attraverso le scarne risposte date a mezzo stampa, continuavano a sostenere di avere esclusivamente eseguito atti dovuti (di certo non vero per gli atteggiamenti di cui sopra) ed essersi attenuti a degli obblighi di legge ed informalmente fatto intendere all’interessato di essere stati pure morbidi perché avrebbero potuto procedere con il licenziamento senza preavviso (il richiamo è esplicito nella sospensione) .
L’incontro di oggi ha però dimostrato loro come non sia così, staremo a vedere come risponderanno se reintegrando il lavoratore a pieno titolo (magari con delle scuse che non guasterebbero) o se vorranno continuare con le sanzioni disciplinari uscendo quindi allo scoperto e mostrandosi come parte schierata in una vicenda che sta dividendo il paese dal governo alla popolazione.
Per quel che ci riguarda sapremo sempre da che parte stare!
No Tav fino alla vittoria!
seguiranno aggiornamenti….