Ecco una cartolina dall’ospedale di Rivoli, terra di TAV. Come denuncia il sindacato degli infermieri il quadro idilliaco contempla «pazienti Covid per terra, percorsi sporchi, lavori mai fatti ».
Nonostante le belle parole, per la medicina territoriale non si è fatto nulla e si sono continuati a chiudere punti ospedalieri in una folle logica di spending review. Dopo i pronto soccorso di Venaria e Giaveno hanno pure giudicato troppo costoso il Dea dell’ospedale Martini: chiuso anche quello, col risultato di aumentare ancora di più la pressione sui pochi nosocomi rimasti. Attualmente dei 5.600 posti letto che si possono usare per il covid senza mettere in pericoli gli altri pazienti gravissimi (ictus, infarto etc.) ce ne sono 3.700 già occupati. Detto altrimenti ne restano meno di 2.000 mentre viaggiamo su una media di 200 nuovi ricoveri al giorno.
Prima di fare i propri calcoli ognuno aggiunga questo dato. Letteralmente accanto ai pazienti per terra dell’ospedale di Rivoli c’è un mega-cantiere, quello del TAV, che si sta mangiando alberi e boschi. OGNI METRO di questa grande opera scellerata vale 100 giorni DI TERAPIA INTENSIVA. E il TAV di metri ne fa 67 mila e 254. La borsa o la vita dicevano i briganti nelle nostre valli. Al confronto dei nostri politici erano galantuomini. Almeno una delle due te la lasciavano.