È la conclusione di uno spettacolo. Proprio quando sembra tutto finito, Ettore Bassi si impone al centro della scena. È il racconto della vita di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore, ucciso ad Acciaroli (provincia di Salerno) il 5 settembre 2011. La fascia tricolore a terra, la sedia capovolta. Luci abbassate. I ragazzi che partecipano allo spettacolo, anch’essi presenti sul palcoscenico accanto all’attore, ammutoliti. Questa volta si tratta degli studenti dell’Istituto Galileo Galilei di Avigliana, ma in ogni replica dello spettacolo le scuole sono coinvolte come vuole l’attore. Poteva terminare in questo modo definitivo la storia raccontata in teatro di Angelo Vassallo, insieme alla sua tragica morte. Invece un ragazzo si china, raccoglie la fascia e la indossa. E la storia continua. Cocciutamente tenuta in piedi per tredici anni, con libri, denunce, articoli, è notizia di pochi giorni fa, una svolta delle indagini che porta all’arresto di quattro persone.
Domenica 8 dicembre, a Susa, una grande manifestazione popolare ha voluto ricordate l’8 dicembre 2005 quando sotto una nevicata copiosa il comune di Venaus è stato liberato, i terreni recintati restituiti al movimento. Da quel giorno sono trascorsi 19 anni. Sono invece trascorsi 30 anni dai primi incontri, dalle prime manifestazioni contro la grande opera. Una vita e tanti percorsi.
Domenica ai nastri di partenza ancora una volta un gruppo nutrito di amministratori. Alessandro nel 2005 aveva tre anni, adesso rappresenta il suo Comune e indossa la fascia tricolore. È il paese di San Giorio (900 abitanti), che ogni anno ricorda un altro 8 dicembre, quello del 1943 e il giuramento di Garda, uno dei primi atti delle bande partigiane che si riunivano per organizzarsi a superare l’inverno in montagna. A celebrare la messa un sacerdote, don Francesco Foglia, che diventerà un mito per la sua riconosciuta capacità a trattare con gli esplosivi e a compiere atti di sabotaggio contro gli occupanti tedeschi, diventando per tutti “don Dinamite”. A Garda per ricordare il giuramento partigiano si va di mattina, alla manifestazione per ricordare la “liberazione” di Venaus si arriva nel primo pomeriggio: da anni un doppio e riconosciuto appuntamento per tanti valsusini (e non solo). Oggi pomeriggio Nilo Durbiano, sindaco di Venaus nel 2005, ha incontrato Alessandro e commenta sui social: «Vederlo con la fascia tricolore alla manifestazione mi riempie di gioia e dona a tutti speranza per il futuro».
La Storia sembra accompagnare questi anni. Fra morti, nascite, litigate e pacificazioni tra le varie anime del movimento, polentate e lacrimogeni, c’è la storia della comunità valsusina, che per usare un termine abusato “resiste” e si dà il cambio di generazione in generazione. Ci sono soprattutto storie di relazioni, di vita, di legami e – come aveva detto Alberto Perino – di “fratellanza”, che hanno dato un senso a questa giornata freddissima: fatta per marciare insieme e incontrare amici e parenti vicini e lontani, di nuovo insieme a formare un lungo serpentone che ha attraversato Susa per poi avviarsi alla frazione di San Giuliano, dove i proponenti la “grande opera inutile” vorrebbero costruire la stazione internazionale del Tav, che anche loro, sanno quanto noi (anche se non lo dicono) non si realizzerà mai e resterà un disegnino colorato su una mappa.
Luca Giunti è uno dei tecnici dell’Unione Montana e scrive: «Nella pianura alluvionale della Dora Riparia che si estende per circa 8 km tra Susa e Bussoleno sono previsti nei prossimi anni diversi cantieri per varie opere connesse al tunnel di base, unico tratto della nuova linea ferroviaria Torino Lione ad avere progetti approvati. Poiché la nuova ferrovia ha la precedenza su ogni altra infrastruttura esistente, nel corso degli anni – almeno 11, 12 – dovranno essere chiuse, spostate, rialzate o abbassate, e più volte, le due strade statali 24 e 25, l’autostrada con il suo svincolo, e la ferrovia esistente che congiunge le due cittadine. La chiusura della stazione di Susa è oggi prevista per luglio 2026 e la preoccupazione di tutti, essendo considerata un ramo secco di gestione complicata, è che non venga riaperta mai più per essere sostituita da autobus. Oltre i vari spostamenti latitudinali longitudinali e altimetrici, saranno installate due vaste aree operative che riempiranno di ulteriore asfalto e impermeabilizzazione l’intera zona: 400.000 metri quadrati. Saranno occupate dalla stazione internazionale, ancorché tutta da progettare a valle dei disegni architettonici, e impianti di sicurezza indispensabili allo sbocco all’aperto di un traforo continuo da sessanta chilometri». A Sarà Düra rimane il motto che ci accompagna da anni lanciato da Alberto Perino (https://volerelaluna.it/tav/2024/10/04/ciao-alberto-a-sara-dura/). Oggi, nel suo ricordo e accanto a una sua bellissima foto, campeggia sulla SS 24 all’uscita di Condove e la potranno leggere tutti gli automobilisti che risalgono la nostra valle.
Di Chiara Sasso, da volerelaluna.it