Nel pomeriggio di ieri, più di 5000 No Tav si sono riversati per le strade di Susa per la tradizionale manifestazione popolare in occasione dell’ 8 dicembre. Una marcia che ha saputo esprimere le solide basi del movimento No Tav che, da sempre, ci parlano di unione nella lotta, intergenerazionalità e difesa del territorio. Molti i sindaci e le amministrazioni presenti per ribadire la contrarietà all’opera e tantissimi i giovani che hanno partecipato a fianco di chi porta avanti questa battaglia da trent’anni per ricordare ciò che è avvenuto nel passato con uno sguardo volto ad un futuro fatto di resistenza e difesa del territorio.
Moltissimi, poi, i comitati, le realtà ed i collettivi che, da tutta Italia e non solo, hanno raggiunto la Valle che Resiste per questa giornata che ha voluto parlare anche di connessione nelle lotte territoriali: dalla toscana il movimento No Base, dal veneto quello contro le grandi navi, il coordinamento No Pizzone che si batte contro la costruzione di una nuova centrale idroelettrica dell’Enel all’interno del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. E poi ancora i rappresentanti dei comitati No Tav Francesi e di altre lotte territoriali da Nord a Sud dello stivale.
A dimostrazione che la frase “c’eravamo, ci siamo e ci saremo” non è solo uno slogan privo di significato, i tanti interventi che si sono succeduti hanno voluto rafforzare l’idea per la quale l’8 dicembre non è solo un anniversario ma un momento di ritrovo importante per ricordare per cosa in Valsusa, da tanti anni, ci si batte: la lotta del Movimento No Tav, va al di là di un’opera inutile. L’8 dicembre del 2005 è stato scritto un pezzo di storia sia del Movimento No Tav sia per la storia delle lotte che si fondano nell’opposizione a questo sistema di sviluppo corrotto e avvelenato basato solo ed esclusivamente su leggi dettate dal profitto e nel dimostrare che un altro modo di vivere è possibile se ci si prende cura della propria terra e di chi la abita.
Quest’anno abbiamo voluto organizzare tre giornate di incontro, socialità e lotta. Dal venerdì, abbiamo dato vita a un percorso di dibattiti per stimolare un sapere diverso, consapevole e collettivo, abbiamo creato momenti di socialità, pranzi e aperitivi nei Presidi che sono stati sequestrati lo scorso anno per privarci dei luoghi simbolo del movimento, abbiamo percorso quindi i sentieri della nostra valle perché è in quei luoghi di devastazione che è giusto resistere dando vita a iniziative di lotta e di disturbo nei confronti delle truppe di occupazione, perché noi, da qui non ce ne andremo. Le tre giornate hanno avuto il culmine con la manifestazione popolare di ieri che, dopo aver attraversato le vie di Susa si è riversata nella Piana che ospita il presidio di San Giuliano, sgomberato in maniera illecita e con prova di forza lo scorso ottobre: ed è proprio su questo che ha voluto porre l’attenzione il comitato di Susa nelle vie della cittadina che dà il nome alla Valle. Quando si parla delle conseguenze di quest’opera ecocida si devono mettere in luce i disagi che gli eventuali lavori su questa porzione di territorio porterebbero alla popolazione valsusina e che cambieranno la morfologia della Valle in maniera irreversibile. Scelte imposte e che non tengono in considerazione le esigenze di chi vive la Valle, nonostante in diversi ambiti, dalla scuola ai trasporti, la popolazione segusina sta esprimendo dissenso e scontento a fronte di servizi sempre più scarsi.
Proprio all’indomani del successo della marcia popolare leggiamo sui giornali dichiarazioni del direttore generale di Telt, Maurizio Bufalini, che parla di talpe in azione fra un anno anche dall’Italia snocciolando cifre da capogiro: soltanto nel 2024 è stato sprecato 1 miliardo di euro per i lavori propedeutici utili a allargare i fortini sparsi nella Valle. Tutto per dire che “si va avanti” rispettando un cronoprogramma senza senso che vorrebbe vedere il termine dei lavori nel 2033. Nei decenni che hanno costruito l’opposizione al tav molti sono stati i bastoni fra le ruote che il Movimento è riuscito a mettere ai signori del tondino e del cemento e, come ricordato negli interventi durante la manifestazione di ieri, la controparte ha voluto sempre fare pagare l’impegno di tanti e tante No Tav che non si sono tirati indietro. In queste settimane il processo che accusa di associazione a delinquere decine di compagni e compagne che fanno parte del movimento sta procedendo, con l’obiettivo di ridurre la Storia di una lotta di trent’anni in una becera favoletta in grado di trasformare l’opposizione popolare e radicata sul territorio in uno sfizio di un gruppuscolo di criminali. L’unica associazione che si può riconoscere in Val di Susa è l’esperienza di chi, in tutti questi anni, si è tenuto vicino per resistere e che tiene vicino anche chi non c’è più e continua a essere ricordato con forza: un pensiero infatti è andato a Alberto, Silvano, Stefanino e a tutti e tutte le no tav che negli ultimi anni ci hanno lasciati. Ora più che mai, davanti a un futuro sempre più incerto e cupo, associarsi per resistere è fondamentale, così come gli interventi di chi ha animato la mobilitazione in sostegno alla Palestina ha ricordato ieri. Questa terra ci insegna ciò e noi qui ed ora abbiamo il compito di liberarci e continuare a lottare ancora più di prima. A questo serve l’8 dicembre, perché il movimento sa difendersi, sa resistere ma sa anche puntare in avanti.
Nel 2005 veniva liberato il territorio di Venaus e da allora quella grande giornata ci dimostra che “fermarlo è possibile e fermarlo tocca a noi”. In questo 8 dicembre No Tav, abbiamo voluto ricordare a lor signori che il popolo valsusino è un popolo di montagnini testardi che non si abbasserà mai a scelte scellerate imposte dall’alto e che si batterà sempre per la difesa della propria terra e per un futuro dignitoso per tutte e tutti.
Avanti No Tav, a sarà düra!!