A quasi vent’anni dall’8 dicembre 2005, il Movimento No Tav attraverserà di nuovo le strade ed i sentieri della Valsusa che con determinazione e coraggio difende da tanto tempo.
Con un occhio al passato, per custodire ciò che la lotta insegna, ed un occhio al presente, per rafforzare le ragioni e la pratica che da più di 30 anni muovono la protesta contro la mala opera, è inevitabile proiettare lo sguardo verso un futuro costruito su una ferma opposizione alla devastazione della nostra valle.
Essere No Tav, lo sappiamo, significa anche e soprattutto, battersi contro un sistema di sviluppo marcio e avvelenato: la crisi climatica galoppante, anno dopo anno e pezzo dopo pezzo, sta distruggendo il nostro Pianeta ad ogni latitudine e i governi dei territori perpetrano una gestione criminale della ”emergenza climatica”. Temperature eccezionali, siccità, perdita della biodiversità, scioglimento dei ghiacci, alluvioni, dissesto idrogeologico, consumo di suolo, cementificazione e inquinamento non sono “emergenze” ma la norma e lo saranno sempre di più se, invece di investire in politiche serie di manutenzione e cura del territorio, si continuerà a parlare di transizione ecologica utile solo a gonfiare il portafoglio di chi a ha cuore esclusivamente il profitto.
Ce lo sbattono in faccia Valencia e le morti evitabili, l’Emilia-Romagna stretta in una morsa di inettitudine da parte del governo regionale, ce lo raccontano le lotte portate avanti dai comitati in ogni parte d’Italia che si battono per difendere ciò che ci rimane: il territorio in cui viviamo. Dalle città alle province, dalla difesa degli spazi verdi all’opposizione per le grandi opere inutili, (come dighe, inceneritori, cave, discariche di amianto, depositi di scorie nucleari), dalla terraferma alle isole, dove l’attivazione contro la speculazione energetica da rinnovabili punta il dito contro speculatori e approfittatori, è chiaro che l’obiettivo è comune.
La voracità di questo sistema, in Valsusa, assume le sembianze di ettari ed ettari di territorio ingurgitati e devastati da colate di cemento, mezzi da cantiere, camion che quotidianamente attraversano la valle portando con sé polveri dannose per la salute di tutti e tutte, chilometri di jersey e filo spinato e ruspe divoratrici di prati e boschi.
Dopo San Didero, Chiomonte e Salbertand l’autunno ha visto lo sgombero e l’esproprio illegale del terreno sul quale sorgeva il presidio di San Giuliano. La piana di Susa, se i lavori andranno avanti, in un futuro non troppo lontano sarà destinata ad anni e anni di cantieri che ne modificheranno per sempre la conformazione creando non pochi disagi ai segusini e a tutta la nostra valle. Inoltre, per permettere il passaggio di questo inutile treno, tre abitazioni verranno abbattute.
Guerre e repressione della libertà di espressione del dissenso sono le armi che il potere mette in campo per sopire le spinte di liberazione, ma, la resistenza dei popoli come in Palestina ci insegna che, contro i governi e i loro apparati ci siamo noi. Noi con i nostri corpi, i nostri NO e la nostra capacità di salvaguardare i nostri territori, la possibilità stessa di continuare a lottare!
Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla grande manifestazione popolare che si terrà domenica 8 dicembre da Susa a San Giuliano insieme alle amministrazioni valsusine e di prendere parte alle altre iniziative che verranno organizzate nei giorni precedenti lungo tutta la valle.
Contro ogni devastazione, contro politiche corrotte e incapaci di guardare ai bisogni delle persone e dell’ambiente, a fianco dei popoli in lotta e per chi si trova privato della libertà per aver difeso la sua valle, marciamo di nuovo tutt* insieme!
Avanti No Tav!
Buon 8 dicembre!