Con un’intervista su La Stampa, Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell’Esercito, parla della prossima missione di guerra dell’esercito: la ValSusa.
Dopo i Vespri Siciliani, quando l’esercito controllava il territorio dopo gli attentati mafiosi, e l’Afganistan, dove l’esercito italiano partecipa a una guerra, ecco che il capo di stato maggiore, guidato dal solito fan del militarizziamo/hanperso/schiacciamoli/arrestatelitutti Numa, parla della misisone in Valle come se niente fosse, come se fosse normale avere 400 soldati in missione in uan parte del territorio italiano.
I soldati che assumono compiti di polizia, esattamente come in un paese in guerra, che “operano in perfetta sintonia con le altre istituzioni dello Stato presenti in Valsusa, con i carabinieri e la polizia”.
«Abbiamo destinato alla tutela del cantiere quattrocento soldati. I militari hanno acquisito le funzioni della polizia giudiziaria, con la possibilità di fermare persone che abbiano tenuto un comportamento illegale. Sono tutti uomini di grande esperienza, che hanno prestato servizio all’estero, in Afghanistan, in altri scenari internazionali, alle prese con situazioni complesse e delicate. Ovviamente operano in perfetta sintonia con le altre istituzioni dello Stato presenti in Valsusa, con i carabinieri e la polizia, per tutte quelle funzioni connesse all’obiettivo da raggiungere, cioè la tutela del sito e la sicurezza di chi ci lavora »
Quindi tutto normale? 400 soldati a difendere quello che un territorio intero non vuole, 400 soldati armati di tutto punto per difendere il bancomat della politica.
Ricordiamo che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni 517 abitanti.
A Chiomonte su 931 residenti ci sono 415 soldati.
Qui l’intervista integrale su La Stampa
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