Mercoledì 30 novembre Torino Palazzo Nuovo ore 17.00
Un dibattito incontro con Davide, torinese,no tav, appena rientrato dal Kurdistan. Un incontro per ascoltare la voce di chi ha deciso di combattere contro il radicalismo islamico e per l’autodeterminazione del popolo curdo. Davide, militante no tav da sempre ci racconterà, dopo gli anni in val di Susa e a Torino, i cortei, i presidi e i processi, di questa nuova esperienza, la lotta in Kurdistan. Abbiamo seguito con entusiasmo i suoi report dettagliati e reali (veri a differenza delle falsità mainstream) dal fronte, ora avremo l’occasione di riaggiornarci dal vivo.
di seguito la descrizione dell’iniziativa a cura del collettivo universitario autonomo di torino che ha curato l’organizzazione del dibattito
Davide Grasso è appena tornato dal Rojava, il Kurdistan occidentale nel nord della Siria, dove ha combattuto nelle unità di protezione popolare (Ypg) e nelle Forze Siriane Democratiche (Sdf) contro l’Isis sul fronte di Raqqa e nella battaglia di Menbij tra maggio e ottobre. Davide era partito un anno fa realizzando un reportage dalla Turchia tra ottobre e novembre 2015, quindi a inizio febbraio si è recato in Palestina, Iraq e Siria come corrispondente di infoaut.org e Radio Onda d’Urto, realizzando decine di interviste e visitando i fronti di guerra, rivolta e rivoluzione che interessano oggi quelle aree, divise tra sostenitori della liberazione del Kurdistan o della rivoluzione islamica, milizie settarie ed eserciti regionali e internazionali.
Il 3 settembre ha diffuso un video, realizzato dalla sua unità combattente, in cui ha denunciato le responsabilità europee (anche italiane) per la situazione in cui si dibatte la Siria, perdurante scenario di orrori e massacri. Questo incontro sarà un’occasione per tentare di rompere la coltre di disinformazione e censura che impedisce alle società occidentali di comprendere che cosa sta davvero accadendo in Kurdistan, in Siria e in Iraq, dove il livello di violenza e ingiustizia alimenta l’esodo di milioni di persone e l’odio di popolazioni sempre più “vicine” verso le nostre società e i nostri governi.