Ieri pomeriggio, la Corte di Appello di Torino, ha depositato le condanne a carico di 13 No Tav accusati in seguito ai fatti accaduti durante il corteo del 28 giugno 2015, quando, migliaia di manifestanti, partendo dal comune di Exilles, raggiunsero le reti del cantiere di Chiomonte.
All’apertura del processo le richieste del PM Rinaudo, ormai prossimo alla pensione e in evidente difficoltà, all’indomani di un’inchiesta per corruzione che vedeva coinvolto in pieno l’entourage del PM Padalino – l’altro procuratore del pool anti-No Tav – lasciavano già presagire la voglia di dare una lezione alla Valle che Resiste. Infatti, le richieste di pena, in alcuni casi, arrivarono addirittura a 7 anni di carcere per la feroce violenza esercitata contro le innocenti barriere poste a difesa del cantiere. Ridimensionate le condanne, in conclusione del primo grado, il tribunale di Torino procedette con l’assoluzione di 3 manifestanti e ne condannò 16 a 31 anni e 10 mesi di carcere complessivi.
Tra loro giovani No Tav e storici volti valsusini da sempre in prima linea contro il folle progetto della Torino-Lione, con condanne che colpirono persone dai 26 ai 72 anni.
Ebbene, ieri é arrivata la sentenza della Corte d’appello di Torino che vede l’assoluzione di altri 3 imputati per non aver commesso i fatti mentre per gli altri 13 ha ridimensionato le condanne arrivando comunque a chiedere 17 anni e 10 mesi di pene totali.
Quel 28 giugno vide la partecipazione di tantissimi attivisti arrivati da tutta la Valsusa e da tutta Italia, determinati a raggiungere le reti del luogo simbolo della devastazione, il cantiere Tav della Maddalena. Partiti da Exilles, e dopo aver percorso un pezzo molto breve di quello che doveva essere il tragitto della manifestazione, i No Tav si trovarono la strada sbarrata da imponenti jeresy difesi a vista dalle forze dell’ordine. Ma la voglia di proseguire verso i luoghi occupati e martoriati dal fortino di Chiomonte era molta e sicuramente non sarebbero state quelle barriere a fermarla: per ore, accompagnati dalla ormai nota testardaggine che contraddistingue la gente di montagna, si cercò di tirare giù quelle le reti e per ore la polizia cercò di disperdere il corteo attraverso l’utilizzo dei gas lacrimogeni e degli idranti.
Il corteo decise dunque di tornare indietro e, percorrendo la statale che collega Exilles a Chiomonte, passando per lo stesso centro abitato, arrivò ad assediare il cantiere anche al suo varco principale, quello della centrale idroelettrica. Anche in questo caso venne loro bloccato il cammino dalle solite barriere che, però, questa volta, non sopportarono la pressione dei No Tav che si erano nuovamente lanciati all’abbordaggio del mostro: i grandi blocchi di cemento iniziarono a dondolare sotto l’effetto delle tante braccia e mani che unite iniziarono a tirare con forza le corde attaccate ai jersey che, con un grande a fragore, caddero a terra tra l’entusiasmo e gli applausi di tutti i presenti.
Anche in quell’occasione, ovviamente, la reazione delle forze dell’ordine non si fece attendere ma la risposta in un primo momento fu confusionaria e scomposta, accompagnata da una carica nei confronti dei manifestanti e da un fitto lancio di lacrimogeni.
Al termine del corteo la DIGOS di Torino, per rifarsi dell’onta appena subita, procedette al fermo del furgone che aveva accompagnato tutta la manifestazione con l’impianto di amplificazione denunciando e ponendo in stato di fermo tre No Tav tra cui Marisa, signora di 73 anni, conosciuta in tutta la Val di Susa per le sue celebri e pericolose frittelle.
È ormai tristemente nota la tendenza della Procura di Torino ad inventare fantasiosi e assurdi impianti accusatori che vengono quasi sempre smontati e ridimensionati nei vari gradi di giudizio ma si conferma anche la volontà del tribunale di punire chi, in questi anni, non ha voluto abbassare la testa e che denuncia dopo denuncia, processo dopo processo, continua ad opporsi a quest’opera ecocida che, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, non dovrebbe essere una delle priorità del nostro Paese.
Come è anche nota, però, nonostante i molteplici tentativi della controparte di fermare questa lotta, la grande determinazione del Movimento No Tav di continuare questo cammino che parla di difesa dell’ambiente e della propria terra, per un futuro migliore per le generazioni future
Avanti no tav, fino alla vittoria!