Numeri esaltanti, percentuali confortanti e date in un futuro non troppo lontano, sono state la base della 67esima riunione della commissione intergovernativa che si è tenuta nella giornata di martedì scorso a Lione.
I rappresentanti di Italia e Francia presenti alla Cig hanno parlato di 39 chilometri di gallerie scavate, pari al 25% dell’opera totale, ricordando il finanziamento europeo di cui Telt aveva già dato notizia nel mese di luglio: 700 milioni di euro che permetteranno di coprire le attività legate al progetto fino a metà del 2026. Ma non solo. Forti dell’andamento dei lavori, hanno nuovamente rilanciato il 2032 come anno di completamento dell’intera opera.
La commissione che si è svolta ieri in Francia ha voluto, ulteriormente, sottolineare i pregi della Nuova Linea Torino – Lione: sostenibilità, economia circolare, risparmio di tempo negli spostamenti e importanza strategica.
Insomma, sempre la stessa solfa.
La realtà ci parla di tutt’altro, le contraddizioni in seno a quest’opera sono molteplici: non si può parlare di sostenibilità se, da un lato, il territorio viene distrutto e devastato e, dall’altro, per la realizzazione dell’opera vengono emesse nell’ambiente tonnellate di CO2. Non è possibile pensare di essere inseriti in un discorso di VERA transizione ecologica se tutto ciò che viene portato avanti è volto solamente a fare schizzare il profitto alle stelle a scapito della salvaguardia dell’ambiente.
Per non parlare della falsa narrazione che si nasconde dietro ad un fantomatico protocollo atto alla gestione e alla valorizzazione dei materiali di scavo in un’ottica di cura dell’ambiente: sono consapevoli “lor signori” che molto del materiale estratto dalle montagne è pericoloso per la salute di ognuno di noi? Altro che economia circolare..!
Inoltre, come è possibile portare avanti discorsi basati su un miglioramento di mobilità e interoperabilità tra Francia e Italia, dal momento in cui la quotidianità rivela molto altro: una tratta storica ai minimi “storici” per l’appunto, dopo la frana dal lato francese soltanto dopo un anno e mezza pare riaprirà il collegamento Italia-Francia della linea ad alta velocità già esistente, frontiere chiuse e militarizzate alla faccia di Shengen. La libertà negli spostamenti riguarda infatti le merci e lo sviluppo di occasioni di profitto.
Dulcis in fundo, quanto può essere importante spostarsi da un lato all’altro delle Alpi a velocità supersonica quando le reali necessità dei territori e di chi li abita sono tutt’altre? Diritto alla salute, tutela dell’ambiente, diritto all’istruzione e un futuro libero e dignitoso per tutti e tutte.
Un proverbio cita “chi si loda si imbroda” che, parafrasando, qui in Piemonte diventa “J’aso ’d Cavour as làudo da lor”. La storia del Movimento No Tav da sempre ci insegna che da una parte ci sono loro e la loro arroganza e dall’altra ci siamo noi e la lotta contro quest’opera inutile, dannosa ed ecocida.
Ai posteri l’ardua sentenza!