Una grande giornata di lotta No Tav come non se ne vedevano da tempo e con delle importanti novità che non poco preoccupano la lobby internazionale degli affari legata alle grandi opere pubbliche. Il primo dato, non trascurabile, è la pressione esercitata dalle popolazioni sui due lati delle alpi. In Maurienne, con una mobilitazione imponente che ha percorso le strade della valle in direzione ostinata verso i cantieri geognostici, scontrandosi con un imponente dispositivo di polizia e slanciandosi sulla strada provinciale per poi, per oltre un’ora, provando a raggiungere l’autostrada scontrandosi con i 2000 gendarmi messi in campo per l’occasione. Arteria principale raggiunta poi in un secondo momento beffando la polizia e aggirando il blocco attraversando il fiume riuscendo così a fermare il traffico. In Val di Susa dove i No Tav italiani diretti al corteo, respinti alla frontiera dal blocco della polizia italiana e francese, sono rientrati verso il cantiere dell’autoporto di san Didero. Anche qui, solo dopo ore, gli idranti della polizia e un fitto lancio di lacrimogeni, hanno permesso la tenuta temporanea delle recinzioni.
Una mobilitazione, quella del 17 giugno, lanciata da tempo che, come dicevamo, ha fatto non poco innervosire e preoccupare i governi e TELT stessa (la società pubblica italo francese incaricata di progettare la nuova Torino Lione ad alta velocità). Il movimento francese Le Soulevement de la Terre ad inizio anno aveva infatti lanciato un grande appuntamento di ragionamento e prospettiva sul suo agire e sul futuro del territorio europeo tutto. Cambiamenti climatici, ambiente, grandi opere e risorse idriche. Un luogo simbolo, la ZAD a Notre Dame de Landes, da cui era partita la grande mobilitazione in difesa di Sainte Soline che tutti abbiamo imparato a conoscere anche per la durezza della battaglia campale che lì vi si era svolta. Da quei giorni, da quei ragionamenti nasce l’esigenza per questo movimento e per i No Tav della Val Maurienne di portare la lotta e l’attenzione di tutti verso lo scempio e la devastazione che i cantieri geognostici della Torino-Lione stanno portando alla loro terra. Da qui inizia la preparazione, le assemblee e gli incontri. Da qui inizia a salire la preoccupazione dei governi, mai così in difficoltà verso questo progetto, vecchio, antieconomico e criticato sempre più da intere parti dell’establishment governativo soprattutto francese. Se da un lato infatti iniziano a venire a galla dubbi e capacità nei confronti di TELT, dall’altro cresce sempre più nelle popolazioni, soprattutto giovanili, la consapevolezza che solo attraverso la lotta si potrà cambiare il futuro destino della propria vita e della propria terra.
Viene così lanciata la mobilitazione e nell’ultima settimana si scatena l’ira scomposta dei governi che attraverso le prefetture locali italiane e francesi producono un innalzamento della tensione senza precedenti con l’obiettivo di depotenziare se non annullare del tutto la grande manifestazione internazionale e popolare del 17 giugno. E qui l’altra grande novità, il piano non funziona proprio per niente, anzi, si rivela un vero e proprio boomerang che porta al grande risultato odierno. Da un lato viene interrotto il dialogo con gli organizzatori con delle banali scuse, poi a sorpresa due giorni prima del corteo viene diramata un’ordinanza prefettizia che impedisce la circolazione in diversi comuni della Val Maurienne. A sorpresa moltissimi e moltissime No Tav italiani/e ricevono al confine, chi giorni prima, chi il giorno stesso del corteo un “foglio di via” dal territorio francese, 5 pullman italiani vengono bloccati per ore al confine impedendogli di raggiungere la mobilitazione. Tutto questo però, genera una reazione per loro, i signori del Tav, inaspettata. Non solo non funziona, ma ancora più persone decidono di non sottostare a tutto questo, di schierarsi, di scegliere la loro terra e i loro compagni strada. Per chi ancora aveva dei dubbi, in Val Maurienne, in Francia, ora è tutto più chiaro. Da un lato chi devasta l’ambiente e pratica la violenza brutale della polizia, dall’altro chi in modo onesto, rischiando la propria vita difende l’ambiente. E poi ancora, dopo ore di attesa al confine i No Tav italiani che ritornano in Valsusa con un chiaro obiettivo. E’ una giornata di lotta e non ci si ferma. In contemporanea con la pressione dal lato francese inizia la pressione in Italia con un cantiere circondato, salvo per un giorno solo grazie alla brutalità degli idranti e dei lacrimogeni.
Mai come oggi l’opera vacilla ed è fragile, un gigante di carte e progetti dai piedi d’argilla. Ansimanti telecronache mainstream narrano in modo scomposto la giornata, non potendo tacere la potenza della mobilitazione. Un progetto del 1990 che dopo 30 anni ormai lancia attraverso le bocche dei politicanti e delle servili telecronache mirabolanti inaugurazioni tra altri 30 anni. Mai come ora fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi!