Sono stati notificati nei giorni scorsi a 13 attivisti No Tav altrettanti avvisi orali.
Con elementi della procura torinese, da sempre in prima fila nel perseguitare i No Tav, sotto “inchiesta” per una presunte irregolarità a servizio di una “cricca” di potere, ecco che viene mandato avanti il questore di Torino, Francesco Messina, pronto a raccogliere l’investitura pubblica e a raggiungere la ribalta delle cronache.
Si sa, perseguire i No Tav fa notizia e gratifica i poteri forti della città, infatti la notizia di queste notifiche da subito è rimbalzata sulle prime pagine dei giornali a seguito del comunicato stampa (sic!) inviato ai giornali dalla Questura di Torino.
Che il questore fosse in cerca di notorietà lo si era già notato qualche settimana fa, per aver organizzanto spettacolari perquisizioni a onor di telecamera (vedi i video girati presso il Csoa Askatasuna) per l’applicazione di alcune misure cautelari in riferimenti alle manifestazioni del 1 maggio 2017, anno in cui la polizia sotto gli occhi di tutti, caricò più volte lo spezzone sociale in via Roma poichè si temeva che potesse esserci qualche fischio ai militanti del pd e dei sindacati in pomposa orazione sul palco istutuzionale. Il giorno dopo gli stessi organi di stampa avevano dovuto ammettere quanta violenza gratuita fosse stata dispensata dai reparti celere, ma si sa, basta far passare un po’ di tempo ed ecco che la storia la si prova a riscrivere, andando a colpire chi con coraggio fa valere i principi democratici e non retrocede di fronte alle minacce istituzionali.
Vale infatti la pena segnalare come molte dei “cautelati” fossero impegnati fortemente nell’organizzazione del Festival dell’Alta Felicità e ci si chiede se fosse un caso, viene quasi da ridere a scriverlo, che a oltre un anno dai fatti la questura abbia scelto la finestra temporale della settimana antecedente il Festival…Per fortuna, o per giustizia chissà, le misure sono durate il tempo di qualche articoletto sui giornali e tutti hanno partecipato serenamente al Festival potendo dare il loro prezioso contributo.
Tornando a questi recenti avvisi orali, emessi il 31 luglio 2018, bisogna fare ancora un passo indietro a livello temporale, nella settimana ancora antecedente come spiegato dalla stessa questura nel suo comunicato stampa: “Nel corso delle manifestazioni del 20 e 21 luglio venivano, infatti, lanciati potenti petardi, artifici pirotecnici e sassi all’indirizzo delle forze dell’ordine e in data 28 luglio 2018 un folto gruppo di manifestanti ha divelto la griglia metallica posta al fine di garantire il rispetto dell’ordinanza prefettizia ed ha raggiunto lo sbarramento della forza pubblica a ridosso del ponte sul torrente Clarea. Nei confronti dei predetti soggetti il Questore di Torino ha ritenuto che siano emersi elementi di fatto che rendevano necessaria una particolare vigilanza da parte degli organi di Pubblica Sicurezza in funzione di avvertimento e di monito per modificare tale comportamento“. Sotto accusa quindi il campeggio No Tav prima, il Festival Alta Felicità poi (con decine di migliaia di partecipanti), ed infine, la marcia del 28 luglio che ha divelto le reti che sbarravano il sentiero verso il cantiere e che ha portato migliaia di No Tav a pochi metri dalle forze dell’ordine a scandire slogan dimostrando che quando vogliamo, arriviamo ovunque. Un forte gesto simbolico che ha riscaldato i cuori di tanti, sicuramente non quelli dei questurini infastiditi dal risultato raggiunto. Evidentemente, pensiamo, tutto ciò dà fastidio soprattutto oggi che la Torino Lione è oggetto di discussione interna al governo e c’è chi vorrebbe andare avanti senza dare troppo nell’occhio oppure poter raccontare, come hanno tentato poche settimane fa alcuni ridicoli del PD in un convegno flop a Susa, che la valle è pacificata.
Negli avvisi recapitati vengono inoltre citati altri episodi di lotta, dall’8 dicembre No Tav 2017, una manifestazione antifascista durante il periodo elettorale contro chi propagandava odio e razzismo (Casapound o meglio quelli che si auto-definiscono i fascisti del terzo millenio) e un’iniziativa ai servizi sociali torinesi a sostegno di una donna che rischiava di essere sfrattata dal giorno alla notte con la sua figlia minorenne. Tutti fatti probabilmente molto invisi a chi detiene lo scettro della pubblica sicurezza in città ma mai, forse, tanto quanto l’intensa e significativa estate di lotta che il movimento No Tav ha messo in campo in questi ultimi mesi.
In questo complesso sistema di interessi e giochi politici arrivano dunque i 13 avvisi orali, che preannunciano la possibilità, qualora le persone coinvolte non smetteranno di partecipare ad iniziative di lotta, di applicazione dell’articolo 1, la sorveglianza speciale prevista per i soggetti socialmente pericolosi. Tale misura, pensata per i sorvegliati di mafia e fortemente restrittiva e dalla durata variabile, può comportare l’obbligo di dimora nel comune di residenza, la sospensione della patente, il divieto a partecipare a riunioni e manifestazioni e molto altro…Una nuova forma di intimidazione insomma, in attesa che la procura col l’elmetto possa scagliare la prossima freccia, volta a colpire chi, con corraggio e determinazione, continua a contestare il cantiere di Chiomonte e a chiamare le cose col proprio nome.
Se c’è una cosa che il movimento No Tav ha insegnato a tutti questi anni è che difende i suoi inquisiti e perseguitati (la cifra totale ha abbondantemnte superato il migliaio) e che ogni attacco significa semplicemente che si è sulla strada giusta, quella della lotta, l’unica che non permette a Lor signori di farsi i loro sporchi comodi nell’indifferenza generale.
Contestare chi diffonde odio razziale, chi non tutela una mamma con la figlia poichè “morose incolpevoli”, denunciare l’illegittimità di un cantiere devastatore simbolo del marcio che c’è dietro il sistema delle Grandi Opere inutili e dannose, sono parti della stessa lotta che ci permette di guardare al futuro con una qualche speranza di cambiamento.
Solidarietà quindi ai 13 “avvisati” e a tutti coloro che continuano ad essere sottoposti alle angherie della procura e della questura torinesi.
Avanti Giorgio, Andrea, Maya, Mattia, Stella, Diego, Francesco, Mattia, Luca, Umberto, Luca, Simone, Daniele e Nicolò! Avanti No Tav!