Sono arrivati di nuovo nella notte, sfruttando un’altra volta le normative anti-covid e il coprifuoco che impone alle persone di rimanere in casa, come gesto di tutela alla salute.
Gesto che evidentemente non vale per le forze dell’ordine in tenuta antisommossa che ieri sera, 12 aprile, si sono mobilitate in massa, oltre 1000 agenti, nel tentativo di devastare un nuovo pezzo di territorio valsusino: San Didero.
Proprio quando il Governo Draghi aveva dato da poco vita al Ministero della Transizione Ecologica, destinato ad occuparsi di tutte quelle pratiche utili alla salvaguardia dell’ambiente, Telt ha deciso di agire portando nella piana valsusina migliaia di agenti di polizia, operai e mezzi per devastare una terra che già in passato ha subito le angherie dell’acciaieria e della costruzione dell’autostrada. A quanto pare in Valsusa “salvaguardia dell’ambiente” equivale a “devastazione ambientale”. L’unica area verde esistente in quella parte di territorio, nominato da tutte e tutti il “polmone della bassa valle, dalla scorsa notte è stata messa duramente sotto attacco.
Ci teniamo a ricordare, per la salute di tutte e tutti, che i terreni su cui questa notte sono arrivate le ruspe sono altamente inquinati a causa dell’ex acciaieria Beltrame che negli ultimi quarant’anni ha scaricato diossine e sostanze estremamente dannose per le persone.
Ci chiediamo, quindi, con quale coraggio il nuovo Governo e il nuovo Ministero riescano conciliare la tutela ambientale e la salute dei cittadini con la distruzione di ettari di bosco verde cresciuti su una terra tossica.
In un momento disastroso attraversato da una pandemia e da una crisi economica e sociale dentro la quale ci troviamo da oltre un anno e dalla quale non riusciamo a vedere uno spiraglio di luce verso la normalità, Telt con il bene placido e il sostegno del Ministero dell’Interno e della Questura di Torino, decide di invadere nuovamente la Valle, militarizzandola e trattando gli abitanti come usurpatori della propria terra.
Dopo aver raso al suolo ettari di bosco in Val Clarea, Telt ha deciso di spingersi oltre e di uscire allo scoperto in piena Valle tentando ancora una volta di crearsi un apposito angolo invisibile in cui poter devastare indisturbatamente un’ulteriore porzione della Valsusa.
Ma tanto in punta di piedi non sono arrivati, perché, ieri sera, il rumore e il fumo erano ingombranti in quel bosco e i No Tav che si sono ritrovati per presidiare la zona, si sono visti lanciare addosso lacrimogeni perché considerati illegittimi sul proprio territorio e sulla terra in cui vivono e che tutti i giorni difendono dalla devastazione ambientale.
Dopo aver fronteggiato le truppe di occupazione per tutta la notte gli attivisti si sono dati un appuntamento nella giornata di oggi per fare il punto della situazione e provare a raggiungere i 5 No Tav che da ieri continuano a resistere sul tetto del presidio. Anche in questo caso ciò che si sono trovati di fronte è stata la vergognosa reazione della polizia che non ha perso occasione di menare per aria i manganelli nella vana speranza di cacciare via i No Tav, che nella mattinata hanno poi rilanciato su due iniziative per il pomeriggio.
Alle ore 16, nel piazzale di fronte al presidio No Tav occupato da decine di mezzi delle forze di polizia, molti sindaci della Val di Susa, insieme al presidente dell’Unione dei Comuni, hanno dato luogo ad una conferenza stampa per portare la loro contrarietà all’opera e alla gestione delirante messa in campo a San Didero esattamente come negli anni passati è successo a Venaus, Chiomonte e Giaglione. In un unione di voci le amministrazioni comunali del territorio si sono dette preoccupate per quello che succederà nel prossimo futuro rispetto a quest’opera inutile e imposta.
Dopo aver ascoltato l’indignazione delle amministrazioni locali nei confronti di uno Stato che invece che dialogare con istituzioni e abitanti dei territori, continua, nonostante i vari illustri pareri che bollano quest’opera come antiquata e inutile, ad imporre il TAV a qualunque costo, gli attivisti si sono riuniti in assemblea e hanno deciso di ribadire con determinazione la contrarietà a questo eco mostro.
In circa 500 si sono, poi, diretti sulla statale 25 determinati a raggiungere il presidio ex-autoporto. Lo scenario che si sono trovati davanti é stato, ancora una volta, impietoso: camionette che bloccavano la strada in entrambe le direzioni con uomini schierati in assetto antisommossa che ,non appena hanno visto avvicinarsi i No Tav, hanno messo in scena lo spettacolo ripetuto, ormai, tante, troppe volte: cariche “di alleggerimento” e lacrimogeni tirati ad altezza uomo e in mezzo alla folla con il chiaro intento di colpire i manifestanti più che disperderli.
Ma ancora una volta i No Tav, grazie alla loro risolutezza e determinazione, hanno attraversato i boschi per raggiungere il presidio assediato.
La polizia non sapendo come difendere un territorio così grande ha quindi cercato di sopprimere la protesta spingendosi con idrante e lacrimogeni fin dentro al paese di San Didero, lanciando addirittura dei candelotti nei cortili delle case.
Questa è la vergogna dello Stato nel 2021, un giorno il Presidente del Consiglio va in conferenza stampa e afferma che arriveranno più tutele per le persone e il giorno dopo milioni di euro vengono buttati nella spazzatura per continuare a foraggiare un’opera mangiasoldi che impoverisce tutto il Paese e distrugge la vita di chi abita la Valle, condannandolo a un futuro di polveri sottili che saranno respirate fino a Torino, che produrranno malattie e patologie croniche al sistema cardiovascolare e respiratorio.
Questo è un prezzo che il movimento No Tav non è disposto a pagare.
Per mantenere permanente la mobilitazione contro l’occupazione dei terreni dell’ ex autoporto di San Didero l’appuntamento sarà tutti i giorni alle ore 18 al Polivalente di San Didero.
In alto i cuori, forza No Tav!