Ad un anno esatto dallo sgombero del Presidio Ex Autoporto, martedì 12 aprile, a partire dalle ore 19, ricorderemo ciò che è successo in quei giorni insieme alla nascita del nuovo presidio No Tav di San Didero, sorto nel piazzale antistante all’odierno cantiere pochi giorni dopo, in risposta alla brutale operazione di polizia messa in attoquella notte.
In piena crisi pandemica, in un momento in cui tutta Italia era in coprifuoco, sono ben fissi nella nostra memoria i momenti e le azioni portate avanti dalle forze dell’ordine per distruggere un’esperienza nata e cresciuta con il fine di prendersi cura e difendere la propria terra contro la minaccia concreta dell’ennesimo atto di devastazione di una parte del territorio valsusino. Con il favore della notte, un apparato formato da più di 300 agenti in assetto anti sommossa, a suon di sirene e lacrimogeni si presentò nella notte tra il 12 e il 13 aprile 2021 con il chiaro intento di distruggere e spazzare via tutto ciò che era stato costruitodal Movimento No Tav per preservare i terreni destinati da Telt a diventare il luogo del futuro cantiere. Come spesso accade, però, le forze di polizia non fecero i conti con la Resistenza del Popolo valsusino, che, con il proprio corpo e il proprio cuore, per diverse ore si contrappose con determinazione a questa violenta azione.
Il mattino seguente gli operai, protetti da solerti difensori, erano già all’opera: decine e decine di alberi abbattuti, habitat naturali compromessi e recinzioni fatte di jersey e filo spinato per difendere quattro pezzi di ferraglia messi in quel luogo per garantire la futura costruzione dell’autoporto.
Nei giorni successivi allo sgombero, la risposta della Valsusa non si fece attendere: tante le iniziative per denunciare la vile operazione e tante le persone scese nuovamente per le strade della valle per affermare con forza la contrarietà di fronte alla devastazione e alla militarizzazione di questa parte di territorio, anche attraverso la costruzione di un nuovo presidio No Tav di fronte al cantiere che stava nascendo.
E’ chiaro come, la controparte, anche in piena crisi pandemica abbia preferito, in quei giorni, pensare al proprio profitto, utilizzando, anche in questo caso, il denaro pubblico per la creazione di un fortino militare nel bel mezzo di una valle alpina, anziché pensare a quelle cheerano (e che sono) le vere priorità per i cittadini: sanità,servizi, istruzione e messa in sicurezza del territorio.
Dopo un anno esatto in cui, per provare a fermare il Movimento No Tav, ci hanno denunciat*, arrestat*, hanno provato a far fuoco al nuovo presidio, noi continuiamo ad essere qui, come rose, come spine nel fianco per tutti quanti continuano a voler anteporre il proprio tornaconto ai bisogni reali dei cittadini e la costruzione della linea ad Alta Velocità Torino – Lione alla cura e difesa dell’ambiente che ci circonda.
Sem encar ici, e continueremo ad esserci finché necessario, siamo la natura che si ribella!
Avanti No Tav!