Il 2013 si apre con un rinnovamento politico di larga misura che ha coinvolto il parlamento italiano. Con numeri non marginali e di tutto rispetto nel luogo di decisione istituzionale più alto entra prepotente l’istanza no tav. Superano il centinaio i deputati eletti con questo mandato inserito nel loro programma di governo, l’abolizione del progetto alta velocità Torino Lione. Il primo risultato assolutamente non marginale di questa vicenda è che si torna a parlare di quest’opera nel merito, nel suo significato economico e politico e non solo in termini di ordine pubblico. Si torna a parlare delle analisi, dei dati e dei ragionamenti che il movimento no tav in questi anni ha prodotto.
L’opera, il progetto, sono una proposta che arriva dal più remoto passato della sinistra istituzionale italiana ma hanno anche una storia di studio e opposizione sin dagli inizi, dal basso, una conoscenza e un’analisi nata dal lavoro volontario di tanti cittadini insospettiti dapprima e poi indignati e poi ribelli.
Discutere oggi dell’opportunità di quest’opera non è più eresia e quella compattezza istituzionale che abbiamo conosciuto negli anni passati scricchiola sotto il peso di nuove istanze istituzionali come quella del movimento cinque stelle che hanno interesse a marcare una linea netta di discontinuità con il passato. Come porsi in questa fase è dunque centrale per proseguire la lotta, raggiungere con metodo degli obiettivi intermedi e giungere infine alla vittoria, l’abolizione del progetto, la chiusura del cantiere di Chiomonte e il recupero della nostra amata valle Clarea. Di sicuro possiamo sapere che la volontà dei gruppi di potere che hanno invaso una porzione della valle di Susa devastandola e militarizzandola non è mutata. Proprio in questi momenti incerti il cantiere prosegue come se nulla si fosse modificato e si prepara il basamento per l’arrivo della famosa trivella-talpa che dovrebbe scavare il tunnel geognostico.
La valle Clarea continua ad essere militarizzata da recinti e uomini armati che perlustrano, identificano, fermano e allontano con prepotenza e violenza i valsusini che si avvicinano all’area. Non è dunque il momento di sedersi sugli allori ed attendere che qualcuno o qualcosa liberi la nostra terra o imponga lo stop a quest’opera. Solo continuando la pressione su ogni lato e aspetto di questa devastazione si otterranno risultati anche a livello istituzionale. Se in questi anni la resistenza no tav non avesse attaccato con continuità le recinzioni oggi il cantiere sarebbe in uno stato di avanzamento molto superiore e il solo pensare di rinunciare a quest’opera sarebbe stato eresia. Ora si tratta di proseguire e infliggere al cantiere i colpi più duri.
Proprio ora che il meccanismo può iniziare a cedere è il momento di continuare a dare le spallate più importanti, quelle decisive. Nulla di più di quanto in questi anni già si è fatto, blocco dei mezzi di cantiere, taglio delle recinzioni, cortei attorno al cantiere, passeggiate diurne e notturne, iniziative di sensibilizzazione sotto le sedi delle ditte interessate alle devastazioni, comunicazione in valle e fuori, monitoraggi, preghiere, indagini e soprelluoghi, ricorsi legali nei vari tribunali, assemblee informative, campeggi e presidi quanto più a ridosso e possibile alle aree di cantiere per poterle disturbare e tenere sotto pressione.
Oggi è il momento di dare il meglio di noi stessi e della valle di Susa, terra ribelle e resistente. Davanti a noi ancora una volta i mesi migliori per lottare, la primavera e l’estate, le giornate che si allungano e il tempo che permette dopo un lungo inverno di restare più a lungo in montagna, nei nostri boschi, difendendo la nostra terra. L’inverno per quanto abbia rallentato un po’ le iniziative del movimento ha anche rallentato e non poco i lavori al cantiere e come dicevamo prima la talpa-trivella non è ancora giunta a Chiomonte. In previsione del suo arrivo dunque ridiventa centrale riacquistare agibilità a ridosso delle recinzioni. Chiomonte e Giaglione dovranno tornare ad essere luoghi vissuti da tutti installando delle strutture che permettano di poter vivere e presidiare il territorio. Presidi che sappiano accogliere i no tav della valle ma anche i tanti generosi no tav che da ogni parte d’Italia e d’Europa giungono a sostegno della resistenza popolare. Presidi come punti di riferimento per incontrarsi, unire le forze, da cui partire per lottare e dove tornare per riposare e fare discussioni, assemblee, informare chi giunge da lontano e conoscersi.
Nulla di nuovo dunque, ancora tanta resistenza e tanta determinazione, senza deleghe e con molto metodo, continuità e caparbietà, dote questa assolutamente abbondante nelle nostre montagne. Con interesse potremo dunque continuare a guardare lontano, a chi oggi in tutta Italia e da qualche mese anche in parlamento si batte contro questa devastante opera. Ancora una volta, dopo un presidio, un blocco, una passeggiata al cantiere potremo guardarci allo specchio con dignità, sicuri di aver dato il meglio di noi stessi, di non aver atteso o delegato ma di aver agito, resistito e lottato, per noi, per il nostro futuro, per i nostri figli e per il futuro di questa terra. Oggi più di ieri nessuna azione va trascurata, nessuna occasione va persa, proprio da oggi dobbiamo ripartire, con più forza, con più determinazione ancora.