di Claudio Giorno [Carta.org]-31 Marzo 2010-
Quanto ha pesato il movimento No Tav nella sconfitta di Mercedes Bresso in Piemonte? Perché il Pd ha perso le elezioni regionali? Analisi del voto in Valle, in cui i cittadini si rivelano, ancora una volta, elettori non «normalizzabili».
«La partita si giocava qui: pesare la forza del movimento contro l’Alta Velocità, la tenuta del centrosinistra dilaniato da troppe ambiguità, l’avanzata della Lega. E così ha deciso la Valsusa: con Cota o con Grillo. Nel mezzo poco spazio: Pd annichilito, sinistra spazzata via. Ma in questa valle stretta e intasata da troppo cemento la Tav continuano a volerla in pochi. Ci sono 8 mila voti che Bresso ha lasciato sul campo e il sorpasso del centrodestra. C’è la lista Grillo al 20 per cento; Lega e Pdl che sbancano 39 Comuni su 43. Sembrano fenomeni opposti, e lo sarebbero, in qualunque frammento d’Italia. Qui, invece, sono facce della stessa storia».
Così l’incipit della corrispondenza di Andrea Rossi su La stampa di oggi.
I torinesi doc la chiamavano «la busiarda», e bugiarda lo è stata molto in questi ultimi mesi di intensa campagna Si Tav sotto la regia di Calabresi & Virano.
Anche il pezzo da cui prendo le mosse per provare a raccontare il «nostro» punto di vista sul day after di una ecologista pentita prestata alla politica non racconta «tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità». Vuole essere un pezzo ad effetto, prova a mescolare con mestiere risultato elettorale e sentire comune, scova [nelle righe successive] persino un imprenditore locale che non è andato alla kermesse Si Tav del Lingotto di Chiamparino & Esposito [dove erano riusciti a estorcere un tiepido fax persino a uno prudente come Marchionne] e che dichiara d’aver votato la lista «stelle»! Ma sia lui che il collega Maurizio Tropeano, cronista di punta della «redazione embedded Si Tav» del quotidiano due volte orfano delle famiglie [la Sabauda e la Agnelli] sembrano voler accreditare che la Zarina [come ancora ricorrendo a nostalgie monarchiche era soprannominata Mercedes Bresso] abbia perso le elezioni per una manciata di voti che le sarebbero stati negati proprio in Valle di Susa.
Ora vorrei che fosse chiaro che chi scrive se l’è sognato di notte che ci potesse essere una corrispondenza numerica precisa tra la «sua» sconfitta e il«nostro» voto. Si tratta infatti di una persona che costruisce la sua carriera politica con la lotta contro le «opere faraoniche» [come piaceva chiamarle allora da sinistra] partendo dalla presidenza della Legambiente e passando da quella dell’associazione Ambiente e Lavoro della Cgil ma che di lì a poco – chiamata a far l’assessora nella giunta Brizio – sposa la Torino-Lione.
E pazienza il treno che per gli ecologisti di mestiere [anche se chi è stato insegnante al Politecnico avrebbe potuto «per induzione» imparare almeno l’abc della termodinamica] è per definizione sempre meglio del camion; ma diventa successivamente una fan sfegatata del cumulo delle autostrade urbane, dalla tangenziale Est a corso Marche, dalla tangenziale esterna [quella «di Bonsignore»] alla pedemontana fino ai sottovia lungo il Po! Fino al varo [in piena campagna elettorale] di un provvedimento che con la scusa delle biomasse prevede il disboscamento di un terzo del Piemonte e la realizzazione di duemila km di «strade di servizio» per trasportare a valle il legname!
Non scendo in ulteriori e noiosi dettagli, ma l’ostentato sodalizio con quel Bersani che non si è mai capito se sia più un politico o un manager delle Coop da di che pensare sul perché di certe conversioni. Per cui – ripeto – vorrei potermi associare alla lettura di comodo che lei stessa accredita nell’intervista a Tropeano versando lacrime da coccodrillo sulla scomunica dei sindaci Pd della Valle crocifissi prima, durante e dopo l’accordo con le liste civiche No tav dimenticando che è stata proprio la regione da lei presieduta ad inventarsi una comunità montana extra large [la più vasta e disomogenea d’Italia] per annacquare il dissenso istituzionale sul Tav e, dopo l’elezione del ribelle Plano, a convocare una riunione in Prefettura per il ribaltone estromettendo dall’Osservatorio i rappresentanti territoriali democraticamente eletti!
Ma le ragioni del tracollo [piemontese, del Lombardoveneto o del Lazio] credo che il Pd debba cercarle nell’insensatezza di un progetto politico che rafforza di consultazione in consultazione il vero partito vincitore [anche] di queste elezioni sgangherate: quello del non voto.
Un partito che anche in Val di Susa [e nonostante l’appello a votare per le facce pulite dei dilettanti allo sbaraglio messe insieme da un comico firmato con ad altri da chi scrive] ha vinto se non le elezioni sulla voglia di credere ancora nella Politica. Dopodiché i risultati elettorali di Venaus, come di Chianocco, di Susa come di Avigliana di tutte le ultime consultazioni elettorali, politiche, provinciali e comunali che siano state, mandano un messaggio che è ancora di speranza: i cittadini di questa valle che ha saputo sin qui ribellarsi al partito trasversale e criminale degli affari che la vorrebbe cancellare definitivamente dalla carta geografica non sono elettori «normalizzabili».
Se gli istituti demoscopici facessero la vaccata di venir qui ad intervistare il «campione significativo» su cui basare gli «exit pols» farebbero un fiasco clamoroso. Nessuno gli affiderebbe più neanche un’indagine sul possibile successo di vendita di congelatori in Lapponia. Possiamo dire di non aver sposato Grillo nel 2010 per il banale ma verificabile motivo che non abbiamo sposato Pecoraroscanio nel 2006 o Bertinotti nel 2004. I voti di Venaus non sono dei verdi o di rifondazione o del movimento No Tav, ma degli abitanti di Venaus che – caso raro se non unico – sono cittadini, non elettori [si occupano di politica anche e soprattutto tra uno scadente appuntamento elettorale e un altro, non solo quando «vengono convocati i comizi»]. Hanno votato sindaco Nilo Durbiano non in quanto Pd [già Psi], ma in quanto candidato di una lista civica «contaminata» dalla presenza di persone che non hanno il No Tav come unica discriminante, ma che attraverso l’opposizione alla «truffa del secolo» hanno maturato un convincimento politico a 360 gradi sui meccanismi di «meridionalizzazione» della politica che se fossero nella consapevolezza piena degli elettori del carroccio li avrebbe portati a vomitare sul lenzuolo che gli è stato offerto nella «Gabina» elettorale. Così come hanno fatto centinaia di consiglieri della val di Susa alta e bassa e della val Sangone che – soltanto pochi mesi fa – hanno votato Sandro Plano, Pd, presidente di una Comunità Montana messa per questo immediatamente all’indice.
Ma francamente non credo che chi dirige questo partito sia capace [ma anche solo interessato] a trarre una lezione dalla Val di Susa. Altri sono gli interessi dichiarati [e soprattutto occulti] che hanno portato alla liquidazione della sinistra.
E adesso è inutile oltreché stucchevole persino continuare a parlarne: tra qualche giorno una figura logora della sinistra piemontese come Luciano Marengo si insedierà nelle vesti di commissario per decidere la normalizzazione dei sindaci Pd rei di aver preferito un accordo con i colleghi No Tav a quello proposto da Chiamparino [ma anche da Saitta & Bresso] con i colleghi del Pd con la L [per dirla con Grillo].
Allora vedremo se nel laboratorio della politica di questo lembo del nordovest ci sarà un’accelerazione degna di quella coronata da successo pochi Km più a nord, presso il Cern di Ginevra: è quello l’approdo [anche e soprattutto nazionale], dei post-veltroniani, oltre-dalemiani, e sub-bersaniani ed trans-lettiani? Un’alleanza vassalla e organica con Berluskoni? Bisognerà vedere se se li prende assieme…