La val Clarea è una piccola valle laterale alla valle di Susa sul confine esatto tra il comune di Giaglione e quello di Chiomonte. Era una valle ricca di acqua e coltivazioni, terra strappata dalle mani dei contadini alla natura selvaggia. E’ stata la culla del neolitico, con insediamenti preistorici e numerosi reperti ancora oggi conservati. Il suo clima particolarmente temperato vista la latitudine permette una eccellente coltivazione della vite e il suo terreno gela per pochi mesi l’anno permettendo una veloce ripresa primaverile. L’arrivo del novecento ha profondamente mutato il suo ecosistema, l’autostrada la solca con un immenso viadotto e una diga a monte del fiume Clarea che la attraversa ne ha fortemente impoverito la venuta di acqua. Ecosistema che però resiste, terrazzamenti costruiti nei secoli scorsi e poi abbandonati sono nuovamente verdi e boscosi, un colpo d’occhio per chi vi entra la prima volta eccezionale. Poi arriva il progetto tav. Nel 2005 dopo la vittoria di Venaus il medesimo cantiere bloccato viene progettato sul versante opposto della montagna, in val Clarea, stessa ditta, stesso appalto, ancora una volta il movimento no tav impegnato. Tornare in quella valle è stato un po’ come tornare alle origini, tornare a casa, in boschi di castagni che padroneggiano tutta la val di Susa, tornare in quel bosco che ognuno di noi ha nel suo paese e nel quale è cresciuto, si è arrampicato, è caduto e poi si è rialzato. Tornare in val Clarea per gli abitanti della valle è un po’ come affondare il passo nei sentimenti, aprire il cuore. Nel 2010 poi la svolta, il cantiere deve partire ed è questione di mesi. Una corsa contro il tempo, bisogna fare qualcosa e subito, acquistiamo un terreno in migliaia e poi la splendida idea di costruire una baita presidio. Guardando la cartina del progetto scopriamo che i terreni su cui deve sorgere il cantiere sono tutti di famiglie no tav e subito le prime disponibiltà. Basta fare il passaggio di proprietà e così Marisa di Chiomonte si intesta un terreno a nome del movimento no tav. Orgogliosa, insieme a tanti compagni visiona il lembo di terra dove esattamente dovrebbe spuntare il tunnel “qui costruiremo qualcosa di bello”. I lavori iniziano subito e per tutti i compagni sarà un anno di intensi sacrifici, giornate rubate al riposo e al lavoro, al tempo libero e agli affetti, ma intanto la baita cresce. Ogni fine settimana è una festa, sole, pioggia e neve non fermano i lavori, fino all’inaugurazione, fino al tetto. Una piccola baita per fermare un grande cantiere, questo è lo slogan con cui diffondiamo l’iniziativa. Nel corso dei lavori arriva anche la magistratura, sequestra il cantiere, i carabinieri vanno da Marisa alle sei di mattina e la svegliano con la cattiva notizia. Arroganti, i sigilli non ci fermeranno e così si va avanti. A chi ci chiede come sia possibile costruire in queste condizioni rispondiamo una pietra sopra l’altra. Arriva quindi il 2011 e i cantieri sembra debbano partire, è sera e le avvisaglie ci sono tutte, troppe facce strane, troppa polizia, siamo a maggio e da quella baita decidiamo di resistere. Scontato, diremmo oggi, ma non del tutto e in ogni caso sono decisioni che vanno prese, e in fretta. La sera del 23 maggio la val Clarea viene barricata, tutta la valle accorre, piante alberi e rocce per fermarli. Inizia così la Libera Repubblica della Maddalena. Sono giornate uniche, libere, belle, piene di musica, cultura, affetto e preparazione. Laboriosamente vengono erette barricate che passeranno alla storia, Stalingrado, l’ultimo fronte di difesa. Resistiamo fino al 27 giugno, quando le ruspe della Italcoge aprono la strada alla polizia, e sono un mare di lacrimogeni che arrivano. L’aria è irrespirabile, resistiamo quattro ore o forse più, poi i sentieri di Ramats, più di mille tra uomini donne, anziani lasciano con uno sguardo triste ma fiero quello che per tutti è stato molto più di un sogno, è stato vita. Torneremo, e così è stato, il 3 luglio e poi ancora, gli assedi notturni, le passeggiate, il pilone votivo e ancora le casette sugli alberi. Noi dalla val Clarea non ce ne siamo mai andati. In quella valle abbiamo lasciato sudore, speranza, amore. Continuiamo ancora oggi, a difendere ogni metro, ogni qual volta le reti sembrano allargarsi. La notte è la nostra casa, loro hanno paura, noi conosciamo il terreno e ci muoviamo sicuri. Sono lacrimogeni e lacrime, feriti e reti tagliate, da gente che la testa non la china. Sono sguardi nella notte, tra compagni, complici, di chi è lì al tuo fianco per amare, per lottare. Per amare una terra stupenda, che non merita di essere cinta dal filo spinato, terra viva che non si lascierà ditruggere. Oggi serve fiato, gambe e testa. I sentimenti dominano ma il fronte è aperto e un ragionamento, come sempre va fatto. Le parti sembrano due duellanti che si studiano, un unico imperativo, resistere. Gli occupanti affannano, muovono un fioretto classico, da scuola, noioso, fatto di mosse già viste centinaia di volte. Gas, denunce, fogli di via, filo spinato e reti. Mostrare i muscoli e poco di più, ma sono già stanchi. Il movimento è vivo, gioca un fioretto estroverso, variabile, un giorno accerchia, un giorno sfila, sale sugli alberi, si muove verso piazze inattese. L’intelligenza è dalla nostra parte e in val Clarea serve tutta. Fiumi di idee scorrono in questo afoso agosto, tutte belle, alcune difficili, altre veloci, altre troppo laboriose. E’ la gente della val di Susa e non solo, che le ferie le fa a Chiomonte e urla “Ve ne dovete andare, la valle non vi vuole” e procede con un estenuante assedio. Stare in uno spazio di morte non è bello, recinti e filo spinato, tristezza e noia, cosa ne esce si può immaginare. Dal movimento solo vita e gioia, musica e balli, spazi di libertà che vengono aperti in faccia a chi si chiude. Sarà un agosto lungo in cui il fiato e il ritmo dell’assedio saranno fondamentali, per arrivare ad un settembre determinante e impegantivo. Molti piani andranno studiati, misurate le energie e per chi è stanco un giusto riposo. Velocità e improvvisazione sapranno sopperire alla stanchezza di due mesi di conflitto. Il fronte assediato perde colpi quando si deve spostare dal fortino e da lì va mosso, si agita, spende energie non calcolate, commette errori. Si va avanti, in val Clarea e non solo, ma da lì si parte, tutti, e lì si torna, insieme. In val Clarea e alla Maddalena ho lasciato un pezzo del mio cuore, della mia vita, lì voglio tornare a riprendermelo, con tutti voi…