11 dicembre_Siamo al giorno tre di presidio a Susa nell’area dell’Autoporto. Abituati alle nostre montagne, ai prati, alle salite, agli alberi, stiamo presidiando una zona della Valle che è un vero corpo estraneo a ciò che lo circonda, ma tant’è…Forse è anche il prezzo da pagare per dimostrare che in questa lotta ci crediamo così tanto che difendiamo anche posti che abbatteremmo volentieri. In un clima che mette veramente alla prova, il movimento no tav è in attesa. In attesa di capire l’evolversi della situazione, di trovarsi di fronte alle truppe che dovranno difendere i lavori di trivellazione. Quanti saranno, cosa faranno e soprattutto dove e quando arriveranno? Sono queste le domande che circolano tra di noi in queste ore. Oggi, lunedì, è il giorno di partenza segnato sul calendario di Virano&C. e quindi staremo a vedere. Abbiamo notizie di camere prenotate e riempite dalle forze dell’ordine in due alberghi a monte e a valle, ma nulla di più.
E’ il tempo dell’attesa.
Intanto il movimento non sta ad aspettare con le mani in mano: il presidio cresce ora dopo ora. In assemblea l’altra sera abbiamo riempito la sala non di spettatori o uditori, ma di amici e compagni disponibili a lottare, da subito senza dover essere convinti di alcun che; le ragioni che muovono il movimento di popolo che siamo, si fanno ogni giorno sempre più forti e si manifestano ogni qualvolta che lo stato e le sue istituzioni gettano la maschera. Il comunicato emanato dal governo la dice lunga.
Ci siamo ed è questo che conta. Non importa quanti perché siamo consapevoli di dover rifare dei passi che abbiamo già fatto. Abbiamo dalla nostra la storia, fatta dalle facce e dalle mani che hanno costruito il presidio, portato le bandiere, scritto volantini, portato la legna, cucinato qualcosa di caldo. Ci siamo e non dobbiamo dimostrarlo a nessuno, è questa la differenza che abbiamo dalla nostra controparte. Noi non abbiamo l’ansia del risultato e sappiamo di poter giocare di rimessa, bene, ordinati come una buona squadra di calcio. Il compito che ci attende è semplice e sappiamo tutti quello che dobbiamo fare. Chi si deve inventare stratagemmi sono “loro”, gli “altri” chi deve dimostrare qualcosa, e il modo in cui lo faranno sarà la differenza.
In assemblea abbiamo preso l’impegno di opporci a tutti i sondaggi (91) e così faremo, mettendocela tutta nel bloccargli tutto, ma sappiamo che se anche non riuscissimo a bloccarglieli tutti non avremo perso alcunché: devono ancora fare la linea vera e propria, devono ancora progettarla, appaltarla e costruirla, quindi di tempo e occasioni ne abbiamo.
Però essendo così testardi vogliamo giocare sul loro piano, quello della visibilità e così visto che questi sondaggi sono così importanti per i loro interessi, noi non ci tiriamo indietro.
Ripartiamo da dove avevamo lasciato, ma lo facciamo con dei risultati segnati per bene sul tabellone, quindi staremo a vedere cosa s’inventeranno, o meglio , qualcosa lo abbiamo già visto: da tempo La Stampa, nel giornalista inqualificabile che ha a libro paga, di cui non cito il nome per non dargli possibilità di vantarsi, ha da tempo iniziato una campagna tesa a dimostrare che in Val Susa non sono i valsusini a riempire i presidi ma i “soliti noti” provenienti dal mondo dell’antagonismo e della critica radicale, facendo palesare l’infiltrazione nel movimento e menate del genere. Campagna che proseguirà magari con l’apporto (che già c’è) di qualche questurino zelante nel passare informazioni per preparare il terreno a qualche azione di forza della questura, giustificata dal “non ce l’abbiamo con voi ma con quelli dei centri sociali e gli anarchici”. Il movimento no tav ha gli anticorpi per respingere tentativi del genere e molte altre provocazioni, che vengano dall’esterno o dal “semi-interno” che siano. Le tenteranno tutte per batterci, ma non sarà facile.
Staremo a vedere, il tempo dell’attesa scorre con il telefono acceso sul comodino.
Lele Rizzo