Noi studenti di Torino in tanti eravamo presenti ieri in quell’ennesima porzione di storia che il movimento No Tav ha saputo regalarci.
Dopo le grandi battaglie spesso è l’umore che traccia un senso di sconfitta o di vittoria nelle persone che vi hanno partecipato. A volte un senso di impotenza o di onnipotenza, a volte un senso di inconcludenza o di finitezza, a volte un senso di spossatezza o di freschezza.
Ma ieri dentro il movimento No Tav come in tutti gli altri giorni da 22 anni a questa parte a prevalere era il senso di comunità, di comunità in lotta, di comunità resistente.
Già sapevamo all’alba della “madre di tutte le battaglie” cosa ci sarebbe toccato, già ci rendevamo conto delle difficoltà e dei punti di valore, e come ogni movimento intelligente abbiamo prima di tutto ragionato, ma ragionato anche con le emozioni.
Ragionare con le emozioni. Ragionare con le emozioni ha voluto dire non rispondere su un profilo militare all’attacco da parte della lobby del Tav (sarebbe stato perdente in partenza), ma continuare a marciare su un profilo popolare, un profilo di resistenza. Molte infatti sono state le parole che in quella giornata hanno ricordato la Resistenza, dai canti partigiani che risuonavano su ogni barricata, al nome stesso di alcune di esse, come la mitica “Stalingrado”.
Sapevamo che forse sarebbero riusciti a prendere il presidio, ad invadere e occupare la “Libera Repubblica della Maddalena”, ma sapevamo anche che non sarebbe finita lì.
E infatti immediatamente la Libera Repubblica della Maddalena, scacciata dalla sua sede naturale, si è amplificata, si è rinforzata, si è moltiplicata dentro il cuore di ogni resistente della Val Susa e non solo, dentro il cuore di chiunque guardi al movimento No Tav come un esempio di lotta popolare, radicale e costruttore di alterità in giro per l’Italia e in giro per il mondo.
Ciò si è manifestato in valle e a Torino con i blocchi metropolitani e delle principali vie di accesso ai territori resistenti agite dai manifestanti, e per l’Italia dalle miriadi di presidi che si sono subito lanciati nell’etere.
Per stasera è indetta una fiaccolata che parte alle 21 dalla stazione di Susa.
La vitalità, la comunità come abbiamo ripetuto spessissimo ancora una volta si sedimenta e si trasforma, si mette in moto. Perchè loro in Val Susa ci sono adesso, noi ci siamo da sempre e ci saremo per sempre.
Ieri alle cinque, quando le prime avvisaglie dell’avicinamento delle forze del disordine erano nell’aria, non si avvertiva per nulla un senso di assedio, si era ben a conoscenza che una comunità pulsante appena la Maddalena sarebbe stata toccata avrebbe dato vita ad un’incredibile risposta. Si sapeva che, in baffo a tutte le teorie giornalistiche su una debolezza del movimento, la popolazione della valle avrebbe subito scelto per l’ennesima volta da che parte stare.
E adesso pensiamo a quei 1800 infami, chiusi in una valle piena di insidie e pericoli per loro, così dolce e accogliente per noi come la Val Clarea, pensiamo a quegli sparuti caporali che cercano di rinfrancare le truppe fautrici di un’aggressione contro un intero popolo. Pensiamo alla paura che inizia a serpeggiare tra le loro menti, al terrore, al senso di abbandono, alla macchia infame che li trafiggerà per molto tempo, ecco in loro, via via che i giorni passeranno un senso di assedio si farà sempre più grosso e concreto, sempre più spaventoso.
Lì rinchiusi per una manciata di sporchissimi euro.
Fuori la gioia di un movimento sempre vivo e potente, sempre pronto, un movimento dove “la paura non è di casa”, perchè i singoli possono avere paura, perchè è umano, perchè la distruzione e la morte che seminano le scellerate politiche del profitto ad ogni costo fanno paura, perchè è giusto avere paura, è leggittimo, ma il coraggio di una comunità intera, il coraggio di un insieme di persone che si rinfrancano continuamente a vicenda, che si sostengono, che sono tutte parenti, quelle da dentro la Valle e quelle da fuori, di individui che sono tutti compagni è ben più forte. Cacella la paura, la fa scappare via da qua.
Molto come soggettività dentro il movimento degli studenti medi abbiamo da imparare e portare a casa da questa lotta, per questo manifestiamo ancora una volta un invito sentito ad accorrere tutti in Val Susa.
Perchè la battaglia è appena iniziata, perchè la Resistenza adesso passerà alla Liberazione, per liberare la “Libera Repubblica della Maddalena”, per liberare la Val Susa, per liberare le strade di montagna e di città, per liberare noi, noi tutti.
Goodbye Stalingrad! Ogni strada sarà una barricata.