Lunedì 3 marzo 2014, Torino, sotto la pioggia si consuma l’ennesimo processo farsa ai danni dei no tav. Alla sbarra questa mattina gli attivisti del movimento che nell’inverno 2010-11 costruirono la baita Clarea, presidio no tav. Una costruzione in pietra e legno locale con architettura da tipica baita alpina, grande appena 6m per 4m. Costruita là dove oggi sorge il primo cantiere tav Torino Lione, quello del tunnel geognostico di Chiomonte che occupa invece 70000m quadri. La costruzione a metà del suo corso venne posta sotto sequestro dalla procura di Torino con tanto di sigilli. Il movimento no tav non si fermò e con l’intento di proseguire nei lavori e difendere la valle dai cantieri finì il manufatto-presidio rompendo quando servì anche i sigilli. Per questa grave azione oggi nove condanne che vanno dai 4 mesi ai 9 di carcere con tanto di spese processuali da pagare e dieci assoluzioni. I commenti sono stati pesanti e Alberto Perino ha ben descritto con “caccia alle streghe” il clima che si vive nel palazzo di giustizia torinese. Il numero di processi e imputati e la pochezza dei reati sono gli ingredienti di questa farsa che prova a cucire su questo movimento un freno o un impedimento. Aule intasate da procedimenti inutili e mesi di carcere distribuiti come se fossero noccioline per non affrontare il problema nella sua natura, prettamente politica. Un’opera inutile o peggio ancora un furto-speculazione di denaro pubblico da 22 miliardi di euro osteggiato da un’intera popolazione che nonostante processi e carcere continua a resistere. Ma la cura non funzionerà e a dimostrarlo sono le stesse fonti del palazzo di giustizia che segnalano un netto incremento del numero di imputati e procedimenti negli ultimi anni. Sul reato contestato oggi basta guardare le foto e rendersi conto dell’assurdità. Una piccola baita che viene ritenuta abusiva, sequestrata preventivamente dalla procura e oggi inglobata all’interno di un cantiere che invece pare essere in perfetta regola e rispetto della legge nonostante sia addirittura privo di permessi e progetti esecutivi. Tra i condannati Albero Perino 4 mesi, Nicoletta Dosio 4 mesi, Francesco Richetto 5 mesi e 10 giorni,Giorgio Rossetto 9 mesi, Guido Fissore 7 mesi e 10 giorni, Beppe Grillo 4 mesi, Stefano Milanesi 6 mesi, Monica Gagliardi 4 mesi, Lussi Thomas 6 mesi, Pierluigi Tarabini 5 mesi e 10 giorni e Stefano Marzolino 5 mesi e 10 giorni.