Dopo lunga sofferenza Pasquale ci ha lasciati.
Persone come Pasquale sono l’esempio della lotta notav, la sua presenza era sempre carica di collaborazione, umanità, saper fare, mettersi a disposizione della lotta. Grazie a lui siamo riusciti a fare cose splendide insieme, perchè ci ha sempre messo tutto: tempo, mani e cuore.
Pasquale è la Libera Repubblica della Maddalena, il presidio di Chiomonte, le estati notav, l’assemblea dove si discute.
Pasquale è la lotta notav, e quando diciamo che si parte e si torna insieme, vorremmo anche rimanere insieme, sempre.
Ciao Pasquale, grazie a te e con te, vinceremo questa battaglia.
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Pubblichiamo qui le parole di Pasquale che sono una parte dell’intervista a Pat&Pasquale per il libro Sarà dura
Questo movimento è riuscito a mettere due o tre cose insieme che le altre lotte non hanno, nel senso
che o hanno solo la lotta e manca il resto, o sviluppano solo la socialità e manca la lotta. Nel movimento no tav,
i due aspetti stanno insieme, una cosa influenza l’altra e tutte e due servono a spingere avanti il movimento.
La cosa importante è, come dicevate prima, che questo movimento non ha voglia di delegare, le persone sono
lì per esserci, dire la loro ed andare avanti. Tutte le assemblee e i momenti organizzativi, sono sempre stati
partecipati e alle parole seguivano i fatti, alla teoria la pratica. […]
Se hai vissuto la valle dal 2005 e sei arrivato ad oggi, cominci a conoscere, sai quali sono i pensieri, sai come gli altri si muovono, sai che puoi arrivare fino ad un certo punto, poi più in là… ne sei già un po’ fuori e sai che è difficile che il movimento riesca a seguirti. Tutto questo passa nella storia, nella conoscenza storica della lotta che c’è stata. Partendo da lì, riesci a capire come il movimento in quel momento può muoversi, cosa può fare. Banale esperienza politica. Esperienza storica e politica che c’è stata in quel frangente. Conoscendo più o meno tutte le anime della valle, sapendo che vai dai cattolici all’estrema sinistra, conoscendo tutto questo (e sapendo che molto doveva essere insegnato), ne parlavi con la gente nuova che arrivava da fuori, da Torino e da altre situazioni, che invece ti arrivava lì tutta insieme… […]
Penso a due cose che sono state interessanti […]. La prima è che il movimento no tav
è stato, ed è, vincente. Nonostante ci abbiano sbattuto fuori dalla Maddalena, anche quella, secondo me, è
stata una vittoria. Per come l’hanno fatto, per come è andata. Perciò, per il resto dell’Italia, dove molte lotte
sono finite male, il no tav è diventato un movimento centrale, un fenomeno a cui si guarda. Se ci pensi, uno
guarda qui e dice: «Cazzo! Lì comunque riescono a stare insieme, a fare delle cose, voglio andare a vedere che
succede». L’altra cosa importante è che il movimento si è dato questo compito di girare l’Italia per raccontare
questa lotta. Queste due cose, messe insieme, hanno fatto sì che la gente, arrivando in valle, abbia potuto
cogliere questa non divisione. […] quando salivano in valle, quando venivano alla Maddalena o alla
Centrale, la cosa che vedevano è che c’erano sì differenze (e si vedono), ma alla fine la lotta univa. In un
modo o nell’altro, si è uniti, non ce n’è. È una cosa importante, è quello che ci fa vincere. Siamo riusciti a
mettere insieme le diversità per la lotta, e non viceversa. Non siamo più solo singolarità, perché quando noi
parliamo siamo sempre singolari: ci allarghiamo al massimo al gruppo, ma sempre singolari siamo, singolarità di gruppo.
Questo movimento è riuscito, anche all’interno dei gruppi, a creare qualcosa di più largo, più grande, in cui le differenze si mitigano per arrivare dove si vuole arrivare.