di Acad*
Aspettarselo è naturale. A una cruenta crisi economica, responsabile della generalizzata situazione di miseria che ha colpito le classi popolari, corrisponde un altrettanto generalizzato aumento delle lotte. Battaglie che si combattono per riconquistare diritti che si chiamano casa, salute e istruzione o, come in Val di Susa, per impedire che un territorio venga “messo a valore” e depredato dal punto di vista economico e ambientale da quelle stesse lobby economico-politiche che, dopo aver provocato la crisi, riescono a incrementare ancora i propri profitti utilizzando l’arma della speculazione. Contro le proteste, senz’altro destinate a crescere, il “governissimo” italiano, anziché investire nel welfare, smantella quel poco di stato sociale che è rimasto, colpendo stipendi, pensioni e borse di studio, favorendo l’espulsione dalle università e riducendo drasticamente l’assistenza sanitaria e i trasporti pubblici: un programma di “lacrime e sangue” definito “decreto del fare”, che trova nella stampa mainstream e nella magistratura i suoi principali alleati. Perché se i principali quotidiani italiani non perdono occasione per lanciare accuse di “violenza” contro i manifestanti NO TAV (e contro i militanti di tutte le lotte sociali e popolari), ecco che la magistratura raccoglie la disinformazione imperante e la formalizza in un’accusa gravissima come quella di terrorismo ed eversione: un reato che comporta fino a venti anni di carcere e che, è bene ricordarlo, venne forgiato durante gli anni Settanta, nell’ambito di una legislazione definita “di emergenza” e “speciale”.
Passata l’emergenza, evidentemente, lo stato di eccezione – una vera e propria sospensione del diritto – non viene affatto abrogato. A farne le spese è chi dissente, oggi in Val di Susa, domani ovunque ci sarà chi protesta contro la gestione lobbistica del denaro pubblico o, magari, contro l’ondata di licenziamenti che stanno preparando quello che, da settembre in poi, sarà l’autunno caldo italiano. I magistrati torinesi, da sempre all’avanguardia nella repressione, stanno superando una linea già dettata nel corso degli sciagurati processi di Genova 2001, quando con l’accusa di “devastazione e saccheggio” sono stati comminati decine anni di galera a chi è stato accusato di aver rotto qualche vetrine, mentre le forze dell’ordine responsabili del massacro di Bolzaneto e della Diaz – ampiamente documentato dai media indipendenti di tutto il mondo – se la sono cavata con poco più di un semplice ammonimento.
D’altro canto anche il reato di “devastazione e saccheggio”, come le accuse di “terrorismo ed eversione”, venne elaborato nel corso di un periodo “speciale”, e più precisamente durante il fascismo (leggi codice Rocco)…
ACAD, manifestando la sua solidarietà a tutti i militanti delle lotte sociali e in modo particolare agli attivisti NO TAV, rifiuta questo uso politico e antipopolare del codice penale e rigetta il perenne stato di emergenza in cui tutto il paese è costretto a vivere a causa di governi incapaci di affrontare le contraddizioni e di potentati economici disposti a tutto pur di continuare a depredare i comuni cittadini. Persino – e questa è il ruolo che si sta ritagliando l’odierna magistratura – a perpetuare la sospensione dei diritti più elementari all’interno di una Nazione che continua a definire se stessa usando la parola “democrazia”.
*Associazione contro gli abusi in divisa