Ci lasciamo alle spalle un altro anno di questa fantastica lotta che ancora una volta ci ha dato emozioni, gioie, qualche piccola soddisfazione e tanta speranza. Il 2012 è stato un anno particolare per noi, abbiamo conosciuto ancora una volta sulla nostra pelle, tutta l’arroganza e l’impegno dello Stato nel tentare di sconfiggerci. Abbiamo inziato l’anno con gli arresti e l’inizio di quel teorema giudiziario che è stato il filo conduttore di tutto il 2012. La procura di Torino e il suo tanto blasonato capo procuratore Guancarlo Caselli si sono sostituiti alla politica istituzionale tentando laddove partiti e istituzioni avevano fallito in tutti questi 22 anni.
Parliamo di 300 provvedimenti in corso, almeno due milioni di euro di richieste danni, la costituzione di parte civile di ministeri e sindacati di polizia, di almeno 90.000 euro giornalieri per difendere l’area di Kiomontistan, e di 129.952 agenti utilizzati contro di noi e le nostre attività. Magistratura e polizie hanno provato in 365 giorni a indebolirci, sfiancarci, spaventarci con ogni strumento a disposizione.
Sempre all’inzio dell’anno in Valle si è tenuta la più grande manifestazione di tutti i tempi (25 febbraio) con mezza Italia venuta a testimoniare l’appoggio alla nostra lotta e la continua crescita di consenso alle nostre istanze sempre più radicate nel pensiero comune. Subito dopo abbiamo conosciuto l’altra nuova strategia del fronte sitav che si ripeterà in tutto l’anno in corso: rispondere ad ogni successo del movimento con un’avanzata dei lavori in Clarea. Questa volta è avvenuto due giorni dopo con l’allargamento del cantiere, un modo per mostrare i muscoli nei confronti di una Valle in Movimento capace di allargare la propria resistenza. Qui è avvenuto il fatto che più ci ha segnato, ovvero la caduta di Luca dal traliccio dove era salito per opporsi all’allargamento. Ancora una volta abbiamo conosciuto lo spirito notav incarnato da Luca, pronto a sacrificarsi per un’ idea della vita completamente opposta e antagonista alle ruspe e agli uomini delle foprze dell’ordine che mentre si trovava esamine per terra, contuavano a lavorare, frenetici ed indifferenti, per poter portare a casa il risultato, a costo di una vita.
Quel giono ci segnò profondamente e ne scaturì uan settimana di lotta e mobilitazione che bloccò tutto, in Valle e in molte zone d’Italia. Portare la Valle in città fu uno degli slogan che rieccheggiò ovunque si costruirono mobilitazioni per Luca e per la Valle.
Nel corso dei mesi perdemmo terreno in Clarea, metri consquistati con fatica che ancora oggi avversiamo con tante forme di Resistenza. Venne l’11 aprile con la farsa dell’esproprio dei terreni conquistati mesi prima con la forza da parte dello stato. Tacquero le norme e marciarono mezzi militari per piantare l’ennesima bandierina sulla nostra terra.
Il corso dell’anno si è svolto con forme di resistenza continue, diffuse e di diversa intensità. Il cantiere e l’apparato militare sono stati presi di mira e messi in difficoltà più volte, di giorno e di notte e questo è il programma che ancora oggi (e domani) prosegue con efficacia.
Con l’estate è nato il campeggio a Chiomonte e oltre tre mesi di confronto e scontro con il cantiere e i suoi difensori, che hanno portato la Valle ad essere ancora militarizzata in manierà più invadente. E poi ancora l’autunno, il ritorno di Luca in Clarea, il viaggio a Lione e l’ennesimo finto finanziamento dell’opera. Abbiamo anche visto cadere l’enensimo governo e ci prepariamo a conoscere un altro nel segno immaginiamo della continuità.
Non c’è anno di questa lotta che non ci segni profondamente, ma il 2012 ha lasciato qualcosa di indelebile in noi e nelle nostre montagne. Ci ha lasciato la consapevolezza di un Paese allo sfascio in cui prevalgono gli interessi di pochi a danno dei molti, protetti e foraggiati dal governo di turno, dove non ci si spiega come, la priorità sia il Tav mentre la sanità a pezzi e le scuole che cadono sulla testa degli studenti vengono dopo. Ci ha lascito la cosnapevolezza di essere un pericolo per l’ordine costuituito e pertanto dobbiamo essere battuti con ogni mezzo necessario per non essere emulati da nessuno. Ci ha lasciato la rabbia per i metri che abbiamo perso, ma ci ha dato la testardaggine e la voglia di riconquistarceli alla prima occasione utile.
Ci ha lasciato ancora una volta la consapevolezza di poter vincere questa battaglia, perchè abbiamo il tempo, le ragioni e la caparbietà dalla nostra parte che non può essere battuta nè dai lacrimogeni, nè da i tribunali nè dalle apgine dei giornali.
Auguriamo un buon anno a tutti e tutte, nel segno della lotta e della solidarietà, anche quest’anno: a sarà dura!