Riprendiamo dal Kollettivo Studenti Autorganizzati di Torino questa riflessione su Tav e Alternanza Scuola-Lavoro… Buona lettura!
Uno sbrigativo articolo sulla “Repubblica”, e poco altro reperibile sul web, è tutto ciò che abbiamo a disposizione per essere informati in merito ad una virtuosa iniziativa che porta la firma di TELT e che prevede progetti di formazione e alternanza scuola-lavoro all’interno dei cantieri del TAV siti in Chiomonte e Giaglione, a partire dal 2023.
Ci dicono che, per completare (o iniziare?) la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione, TELT necessita di circa 1000 persone che abbiano una certa competenza lavorativa ed evidentemente non riescono a reperire questa forza lavoro in nessun modo, dunque ritengono necessario formarla da sé, andando a pescare da dentro le scuole superiori, gli istituti professionalizzanti, le università e ovviamente da quel cuscinetto sociale che definiscono “figure fragili”, cioè le persone disoccupate.
Questa planimetria dà molto l’idea che questo rappresenti il tentativo di rastrellare alcune figure sociali su cui è più facile far leva con un ricatto occupazionale (dato che nemmeno di ricatto “salariare” si può parlare nei casi di ragazzi costretti a lavorare nel cantiere TAV in alternanza scuola-lavoro); tant’è che tirano fuori il solito asso nella manica: “possiamo veramente accompagnare il territorio creando opportunità importanti di ricadute in Valle” ci dice Elena Chiorino, assessora regionale per Fratelli d’Italia con competenza in Istruzione, Lavoro, Formazione professionale e Diritto allo Studio universitario. E noi ringraziamo senz’altro per questa preziosa opportunità, ma si può declinare l’offerta? Temiamo di no. Allora ha tutta l’aria di essere più imposizione che una gentile concessione di opportunità.
Infatti, viene ben chiarito dall’articolo di “Repubblica” che “è per questa nuova ricerca di personale che il Piemonte ha scelto di investire su percorsi scolastici dedicati a scuola di Tav.”, un ulteriore elemento che non presta di certo il fianco ai nobili scopi per cui il ministero dell’istruzione ha decantato le proprie gesta riguardo l’alternanza, ci hanno raccontato infatti che questa forma di sfruttamento legalizzata avrebbe lo scopo di fornirci gli elementi utili per poter acquisire competenze lavorative da noi richieste ma, da ciò che leggiamo, ci sembra invece che siano più le aziende ad aver bisogno di freschi soldatini da sbattere in trincea senza pagare un soldo ed essendo anche profumatamente sovvenzionati per questa importante missione formativa, con il beneficio di quei fannulloni dei giovani d’oggi.
Questa brillante idea è stata ufficializzata in un consiglio regionale del Piemonte in data 22 luglio 2022 ed è stata completamente taciuta dai media main stream, e ce ne chiediamo sinceramente il motivo… Sarà forse il timore di fare troppo scalpore con una notizia che ci lascia tutt’altro che piacevolmente sorpresi?
In effetti, ci vuole una bella faccia tosta ad approvare un progetto simile dopo mesi di intense mobilitazioni studentesche che hanno chiaramente rifiutato il modello dell’alternanza presente all’interno delle nostre scuole e che, soprattutto a Torino, ha visto la partecipazione di migliaia di giovani impegnati nei cortei e nelle occupazioni. Oltre a più di tre anni di scioperi per il clima che hanno più volte interrogato la politica sulla disposizione a cambiare postura di fronte ad un disastro di queste dimensioni, creato proprio da loro.
Ma questo ci dà la misura di quanto le istituzioni siano interessate ad ascoltare le necessità che studenti e studentesse esprimono e soprattutto della inesistente disposizione ad accantonare la sete di guadagno e speculazione a discapito della qualità del nostro presente e del nostro futuro.
In quanto studenti, abbiamo denunciato per mesi l’entrata a gamba tesa che le imprese hanno fatto all’interno della nostra formazione, contribuendo a svuotare i nostri percorsi di studio da una prospettiva, anche minima, di reale possibilità di costruzione di saperi adeguati ai nostri bisogni e alle prospettive che la fase storica che stiamo attraversando richiede.
Ci troviamo di fronte la sfida di dover rivoluzionare il paradigma di questo sistema per poterci garantire un’esistenza degna su questo pianeta, che la smania di profitto ha portato sull’orlo del collasso, ma le istituzioni non si dimostrano in grado di tendere l’orecchio a questa urgenza e continuano imperterriti a rincorrere la loro smania di profitto a discapito dei nostri interessi.
Bisogna smetterla di riprodurre saperi (o per meglio dire, nozioni) legate ad un lavoro che nuoce alla salute e al territorio, e dovremmo invece concentrarci sullo sviluppo di intelligenze che siano in grado di riconoscere quali sono le priorità reali di una fase di crisi profonda, crisi che rende evidente l’insostenibilità di questo sistema e che dovrebbe vederci concentrati su ragionamenti di ben altro tipo, non di certo sull’acquisizione delle competenze necessarie alla realizzazione di un’opera che il territorio rifiuta da ormai trent’anni e che è stato più volte dimostrato essere, non solo inutile, ma anche l’emblema di tutto ciò che dovremmo scartare nell’ottica di affrontare una reale transizione ecologica.
Questo per noi è il punto. Perché nei mesi precedenti, abbiamo attraversato lotte che hanno rimesso in discussione il sistema scolastico nella sua totalità, nell’essenza di ciò che rappresenta per il sistema capitalista. Abbiamo rifiutato il ruolo passivo di attori all’interno della macchina di riproduzione di un modello di vita che non rispecchia un benessere possibile su questo mondo. Le morti di due studenti ci hanno reso chiaro che per chi amministra e governa questo paese, non è la nostra vita a contare ma il valore che da essa riescono ad estrarre attraverso la norma che ci inculcano a partire dalla scuola in avanti. Non crediamo possibile un cambiamento reale, tenendo dentro anche coloro che hanno causato il disastro in atto perché, per la natura intrinseca dei ruoli che ricoprono nella società, non sarebbero mai in grado di abbandonare certe velleità di guadagno e accumulazione. E noi, studenti e studentesse, siamo i mezzi attraverso cui perpetrare il modello di lavoro e riproduzione che serve a questo sistema marcio per sopravvivere, sottrarsi a questo ruolo è il primo passo per darci la possibilità di valutare altre prospettive di sopravvivenza su questo pianeta.
Nella contrapposizione a questo modello di scuola, risiede la possibilità di valutare strade nuove, saperi altri, un nuovo modello di vita sostenibile alle necessità reali dei territori che sono in conflitto profondo con gli interessi che la politica continua a sostenere.
In occasione della quattro giorni di lotta studentesca che si sta svolgendo in questi giorni, proprio in Val di Susa, abbiamo deciso di chiarire qual è la nostra posizione rispetto a questo sciacallo progetto e ieri sera ci siamo presentati sotto le reti del cantiere fantasma di San Didero per compiere un’iniziativa di contrapposizione alla scuola di TAV, la prima di molte altre che avverranno se questo progetto non verrà immediatamente accantonato.
Infatti, anche durante le numerose assemblee svolte durante il campeggio studentesco, abbiamo posto questo tema come elemento di analisi, nell’ottica di costruire fin da ora una prospettiva di processo decisa ed immediata per impedire che l’alternanza scuola-lavoro dentro i cantieri del TAV possa essere svolta.
Abbiamo inaugurato, ieri, un percorso di lotta contro la “scuola di TAV” che ci vedrà presenti in variegate forme a Torino e in Val di Susa, per chiarire la nostra contrarietà all’ennesima decisione presa sulla nostra testa per avallare interessi a noi nemici.
Anche di fronte a questa sfida, non ci tireremo indietro e saremo pronti a dar battaglia contro questa iniziativa. Non c’è negoziazione che saremo disposti ad accettare, né dialoghi a cui ci presteremo, o la “scuola di TAV” viene abolita o le nostre scuole si organizzeranno per essere di intralcio ai loschi interessi che TELT sta provando a far subentrare nella nostra formazione con il vergognoso appoggio delle istituzioni locali.