La notizia dell’arrivo delle compensazioni Tav al comune di Chiomonte ha risuonato sulla stampa qualche tempo fa, con grande plauso per il Sindaco che è riuscito ad ottenere meno della metà di quanto richiesto inizialmente.
Si parla di numeri importanti, 14 milioni di euro che fa quasi fatica pronunciarli.
Per la “riqualificazione dei sentieri” sono 415.000,00 € e vien da sorridere pensando alla Maddalena distrutta, i check point, i cancelli di Mordor, i jersey, il filo spinato, le foto-trappole della Digos nei boschi, i militari ovunque sui sentieri di Chiomonte. Ma non basta.
Alla videosorveglianza “solo” 500.000,00 perché in un piccolo comune di montagna si deve tenere tutto sotto controllo, la cifra è bassa perché quelle già installate per tutto il territorio comunale (compreso alla Ramat!) le ha gentilmente offerte la questura, come si vantano già da tempo i carabinieri locali.
Poi arrivano le chicche come i 700.000,00 € per parcheggi, in un paese che ne ha già molti, ma non ha macchine da metterci, per mancanza di abitanti e turismo. 1.206.000,00 € per la realizzazione di un impianto a biomasse al Frais e 800.000,00 € per fotovoltaico su edifici comunali, così l’ennesimo greenwashing della cricca è quasi compiuto.
Solo meno di un terzo dell’intero finanziamento è destinato ad opere di interesse per tutti e tutte le cittadine, ma si limitano ad allacciamenti della rete gas metano.
La ciliegina sulla torta sarà sicuramente il Progetto Vigne (2) con ben 2.458.475,73 €. Giustificando il tutto col fatto che il comparto vitivinicolo è stato quello più intaccato dai lavori del TAV, si stanziano cifre esorbitanti per l’impianto di vigneti accessibili ai mezzi meccanici per un totale di 10, forse addirittura 20 ettari. Ma 10 ettari gli ha promessi TELT alla Riviera.. a fine lavori! [RISATE]
Il primo pensiero va a tutte le famiglie che si facevano il vino per casa, che sono stati indotti a lasciare dovendo dare i documenti per andare in vigna come durante il periodo di occupazione dei nazisti. Loro da questo progetto sarebbero tagliati comunque fuori.
Perché questo sarà un progetto pensato ed attuato con le stesse modalità che adotta la lobby del TAV. Centinaia di migliaia di euro in studi di fattibilità e relazioni di agronomi che non conoscono il territorio se non dai libri, rimborsi e gestione dei soldi da parte di un’amministrazione che non ha la struttura organizzativa e le qualifiche perché vengano davvero spesi “bene”, ruspe che distruggono le terrazze centenarie, camion di materiale, le strade per i trattori, e infine aste finte per assegnare alle aziende del territorio il contentino da due milioni da parte di Telt.
Noi crediamo che curare il territorio significhi prendere il ritmo di chi queste montagne le ha vissute per tante lune, ed attraverso la tradizione ne ha fatto conoscenza condivisa e fuoco vivo. Pensiamo che la via per non sfruttare la terra sia nell’autoproduzione, il recupero dei terreni abbandonati, il recupero di mezzi e materiali scartati dall’era del consumo, la coltivazione rigenerativa e naturale, il rifiuto della chimica di sintesi nel campo e nei prodotti che mangiamo e condividiamo. Sappiamo che la chiave per creare nuove forme di comunità resistenti sta nel coltivare le relazioni, parlare onestamente, rendersi disponibili per emergenze e necessità comuni.
Per tutto questo (e forse per molto altro) pensiamo che sia necessario rifiutare queste compensazioni, astenersi dalle aste ma piuttosto lavorare uniti per continuare l’opera di cura e recupero del territorio dal basso senza Brand, Trend e i soldi che modellano il territorio su interessi di pochi.
Forse tra qualche anno qualcuno brinderà ad uno stand del Vinitaly con lo Spumante Val Susa DOC e si complimenterà con i due milioni di euro spesi per piantare vigne all’ombra, distruggere il territorio, per un totale di scarsi 10 ha.
Noi preferiamo continuare a lottare e festeggiare il vino genuino nei Critical Wine in giro per l’Italia.
In alto le tazze… e avanti NO TAV!
I (pochi) contadini No Tav rimasti a Chiomonte