Nella certificazione dei costi della Torino-Lione, resa pubblica due giorni fa dal movimento no tav, vi sono alcune ipotesi di modifiche progettuali che cambiano radicalmente la prevista cantierizzazione. Due in particolare toccano direttamente chi abita in Valle: le rocce contenenti amianto sarebbero stoccate nel tunnel geognostico di Chiomonte e lo smarino destinato a Susa trasportato su camion dalla Maddalena.
Partiamo dall’amianto. Nel progetto definitivo c’è scritto che “considerando i risultati ottenuti dai sondaggi S9 ed S11 è ipotizzabile che le metabasiti attese per circa 400 metri dall’imbocco E del Tunnel di Base siano caratterizzate da concentrazioni in amianto localmente anche elevate; la variabilità nei tenori in amianto rende difficile la previsione di un sistema di scavo che permetta una discriminazione certa del marino ‘pericoloso’ e non”. L’ipotesi progettuale era quindi quella di impacchettare il materiale contenente amianto – 160.000 metri cubi – caricarlo su treni e spedirlo in apposite discariche speciali in Germania. Lo scenario delineato nell’ipotesi progettuale contenuto nella certificazione dei costi è diverso. Lo scavo del tunnel di base verrebbe effettuato partendo dalla Maddalena, scavando in direzione di Susa, e questa soluzione “ha un impatto sul trattamento delle rocce verdi potenzialmente presenti nei primi 350 m di tunnel di base sul lato italia”. Gli estensori della certificazione scrivono che “tra le diverse soluzioni previste per il loro stocaggio [delle pietre verdi], TELT ha scelto la soluzione V6b, che consiste nello stoccaggio in sotterraneo nella parte finale della galleria geognostica de La Maddalenaprolungando all’occorrenza la galleria”. Alcuni chilometri della galleria geognostica verrebbero quindi riempiti dal materiale contenente amianto scavato a Susa. Una montagna di materiale pericoloso spostato fin dentro al cunicolo in Clarea. L’amianto non sarebbe quindi più spedito in Germania via treno, ma intampato a Chiomonte/Giaglione. Non sappiamo concretamente come vorrebbero realizzare tale progetto, ma ci sembra grave che i valsusini non vengano informati di una cosa del genere.
E veniamo ai camion. Per anni i proponenti l’opera e la politica che li sosteneva hanno ripetuto la storia dello smarino trasportato esclusivamente via treno, Virano nel 2010, solennemante affermavache “i camion vengono sostanzialmente eliminati”. Il trasporto dello smarino via treno era anche una prescrizione prevista del Cipe nell’approvazione del progetto preliminare (delibera 57 del 2011). Scopriamo ora che nell’attuale ipotesi progettuale le cose sono cambiate. Nella certificazione dei costi scrivono che “dal cantiere de la Maddalena, lo smarino riciclabile viene trasportato in camion a Susa Autoporto”. Solo lo smarino non recuperabile “viene trasportato mediante un nastro trasportatore fino alla zona di Chiomonte, poi tramite ferrovia verso i siti di deposito”. In pratica lo smarino che può essere usato per i rilevati e per il calcestruzzo viene caricato su camion a Chiomonte e spedito a Susa (da progetto stiamo parlando di circa un milione e centomila di metri cubi di materiale). Il progetto è ancora talmente vago che nella certificazione dei costi non indicano come verrà riportato a Chiomonte il materiale lavorato a Susa: “i materiali valorizzati (inerti) vengono trasportati a La Maddalena o tramite ferrovia o in camion attraverso l’autostrada”. Mentre a Chiomonte, tramite nastro trasportatore verrebbero portati i materiali destinati ai siti di deposito, stiamo parlando anche qui di una montagna di materiale, secondo il progetto circa ottocentomila metri cubi.
Le ipotesi progettuali contenute in questa stima dei costi non sono mai state presentate alla popolazione. Come da venticinque anni a questa parte i progetti vengono calati dall’alto senza informare minimamente gli abitanti.
E infine avremmo una domanda ingenua: a chi giovano queste continue modifiche progettuali che allungano i tempi e aumentano i costi?