Oggi, 16 giugno, quarta giornata del secondo campeggio studentesco nazionale a Venaus, si è tenuta un’assemblea in cui le varie realtà presenti hanno analizzato l’anno di lotte appena trascorso.
La prima grande data di mobilitazione è stata quella del 5 ottobre, che ha inaugurato l’autunno. Dato significativo è il fatto che questa giornata sia stata lanciata proprio in occasione del primo campeggio studentesco che si è tenuto a Chiomonte lo scorso anno. Nonostante non fosse semplice individuare una chiara controparte, la risposta degli studenti è stata determinata e in migliaia si sono riversati nelle strade di tutta Italia.
La seconda data presa in analisi dall’assemblea è stata quella del 14 novembre, giornata in cui si è toccato il picco di radicalità e conflittualità di tutto l’autunno. Una caratteristica che contraddistingue questa giornata è il contesto in cui essa è nata: ovvero quello delle occupazioni degli istituti, vissute non come una mera pratica di routine ma come un’occasione concreta per riappropriarsi delle scuole, luogo ormai devastato dalle politiche di austerità in cui non c’è più nulla da difendere ma tutto da ricostruire. Un’ulteriore peculiarità di questa data è stata la straordinaria partecipazione della componente giovanile che ha saputo mettere in atto pratiche conflittuali esprimendo la propria rabbia sia nei confronti del governo tecnico sia verso le amministrazioni locali, fautori e complici delle misure di austerità con le quali negli ultimi anni è stato devastato il welfare del nostro paese.
Il 15 febbraio ha rappresentato l’ultima grande giornata di mobilitazione nazionale, in cui nel bel mezzo del contesto elettorale, gli studenti hanno voluto esprimere con cortei in tutto il paese il profondo dissenso nei confronti di tutta la classe politica, rifiutando la logica del menopeggio. Il rifiuto del voto è stato netto, non per una pura questione ideologica, ma per la convinzione che le istanze dei movimenti non possano essere portate avanti all’interno di un ormai marcio sistema istituzionale. Una prova lampante di questo ci è fornita dal Movimento 5 Stelle che non è stato in grado di soddisfare le aspettative dei propri elettori, ovvero che un reale cambiamento potesse avvenire tra le aule del parlamento. Nonostante i temi portati nelle piazze non fossero comuni per il movimento studentesco negli ultimi anni, la partecipazione è stata comunque significativa e la risposta è stata contraddistinta da una certa radicalità.
La discussione si è poi focalizzata sul tema della socialità affrontato negli ultimi mesi e si è ribadita la necessità da parte dei giovani di creare una socialità altra e momenti di aggregazione che sempre più, con l’avanzare della crisi, sono messi a repentaglio. Un esempio concreto è stato la giornata del 19 aprile, data in cui gli studenti di tutta Italia si sono opposti con diverse iniziative allo smantellamento dei servizi pubblici, portato avanti indistintamente da qualsiasi partito.
In seguito, si è analizzato la campagna portata avanti contro i test INVALSI, test che di certo non valorizzano lo spirito critico dell’individuo, riducendo il sapere a semplici quiz a crocette. Si è riscontrato un considerevole successo nel boicottaggio delle prove, imposte arbitrariamente dal ministero dell’istruzione.
Il momento assembleare si è dunque concluso sottolineando la profonda connessione tra le lotte studentesche e l’opposizione all’alta velocità, infatti se pur con volti differenti, la controparte è sempre la stessa e risponde a comuni logiche di profitto. La lotta No Tav ha creato un movimento popolare che è sicuramente il più radicato e radicale in tutto il paese, e per questo essere ospiti tra queste montagne è un’occasione unica per gli studenti, che, negli anni futuri, dovranno essere capaci e abili di applicare le stesse formule che hanno reso la Val Susa il baluardo di tutte le lotte in Italia.
Studenti e studentesse No Tav