Ci risiamo, nuovo capitolo del sermone pro Tav. Al cannoneggiamento mediatico sulla presunta indispensabilità dell’alta velocità si aggiunge anche la voce di Dio, personificata dall’arcivescovo torinese Severino Poletto… Non è la prima volta che il cardinale si esprime e prende posizione a favore del Tav, lo aveva già fatto pubblicamente lo scorso anno, durante l’incontro con la (misera) classe politica piemontese che si svolge all’inizio di ogni anno a Villa Lascaris, a Pianezza. Il predicozzo della massima autorità della Chiesa cattolica in Piemonte si è contraddistinta, soprattutto quest’anno, per l’evidente suo fare a pugni con l’emersione di contraddizioni e distorsioni, quindi con la realtà… La discesa in campo (!?) del volere della divinità per il Tav: il “partito del cemento e del tondino” deve cinicamente servirsi di ogni canale possibile per convincere e spingere per la realizzazione della grande opera, percorrendo anche la via dell’ultraterreno… eh, il movimento No Tav è una bella bestia!
Il tema che il cardinale ha quest’anno scelto per “istruire” la classe politica del Piemonte è quella del bene comune, del dovere dei politici ad agire per ottenerlo, raccomandandosi poi con il sindaco torinese Chiamarino di “non lasciarsi intimorire sulla Tav”… Una singolare concezione del bene comune, una astrusa sua metodica applicazione: già, prima si inneggia al bene comune, poi si patrocina l’unilateralità dell’agire politico… Bene privato, sarebbe dovuto essere questo il nocciolo della questione divulgata dal capo dei preti torinesi! L’interesse di pochi contro la volontà dei tanti, di una valle che resiste e si oppone! Anche perchè le sante raccomandazioni, seppur non chiamino in causa direttamente il movimento No Tav, lo fanno chiaramente e implicitamente… il movimento No Tav è l’unico antagonista reale alla grande opera, non sussistono sfumature, ma scellerato segno bipartisan, nelle corti che il cardinale Poletto è solito frequentare e benedire con la sua presenza…
Altra boutade rimbalza dal poco credibile spacciarsi del Poletto come autorità “super partes, neutrale, di tutti”… Bè, la realtà dice il contrario, le sue parole innanzitutto dicono l’inverso. Da che parte stare il cardinale l’ha già da tempo scelto. Diversamente hanno fatto e fanno tanti parroci della Val Susa, che rispetto all’arcivescovo sono indubbiamente conoscitori più radicati ed attenti al sentire comune della gente della Valle, che il Tav non lo vogliono. Il movimento No Tav è un movimento reale e popolare, al suo interno convivono e lavorano assieme anime differenti, che costituiscono una faccia della ricchezza di una Valle intera che resiste. Che il prelato si faccia più spesso una passeggiata in Val Susa, se interessato (?!) a metter mano a quel gap figlio di una crisi della rappresentanza agita dai movimenti all’insegna dell’autonomia e dell’indipendenza: potrà solo così desumere come tanti dei “suoi fedeli” siano No Tav, impegnati nella difesa di un bene comune, la loro terra, intendendo però tutto ciò all’inverso del “pastore d’anime”.
I cortigiani dell’arcivescovo hanno ascoltato e annuito al sermone di inizio anno, il sindaco Chiamparino ha anche invitato il prete alla manifestazione Si Tav che si terrà al Lingotto domenica prossima, ricevendo però il niet dell’arcivescovo, “non intervengo a iniziative pubbliche perché non voglio farmi strumentalizzare”, li benedirà dal lontano del suo chiostro maiolicato. Pagliacciata Si Tav alla quale il movimento guarderà con occhio vigile, magari, diversamente da quanto potrebbe proporre cristianamente il cardinale Severino Poletto, proferendo: “perdona loro perchè non sanno quello che fanno, e quello che voglion fare non lo glielo faremo fare”.