Il Day After della mobilitazione è qualcosa di estremamente articolato. I dati di fatto sono pochi e chiari ma c’è una volgarizzazione a mezzo stampa che lavora per eluderli. E’ chiaro che i sondaggi sono partiti (non la Torino Lione cari!), però a Collegno, ad Orbassano e Torino. Tutti comuni della Val di Susa vero? Del resto la Torino Lione ha come cuore la Val Susa ed un sondaggio in Valle non c’è stato.
I sondaggi previsti sono 91 da fare entro il 31 gennaio, oggi diventano 10 (ma andrebbero bene anche 9, sostiene Virano). Gli elogi a Virano e alle forze dell’Ordine si sprecano, ma di cosa stiamo parlando realmente? Di tre luoghi, quelli partiti, estremamente imboscati e facilmente difendibili. Parliamo di una strategia segreta per fare delle semplici trivellazioni che si compiono ogni giorno in Italia. E quindi, se Virano e la Questura sono stati così bravi perché non farli in Valle di Susa nel cuore della linea, senza sotterfugi e segretezze?
L’unico sondaggio tentato era quello di Susa all’autoporto, presidiato dal movimento no tav. La Questura ha deciso di non intervenire per mantenere intatta quella parvenza di dialogo che la lobby del tav spaccia. Il movimento no tav era presente in 500, uomini e donne della Valle, dalla notte fino al mattino. Pronti a tutto, cioè a resistere in proporzione a ciò che avrebbero avuto davanti. E quello che si è palesato davanti è stata la presa d’atto che il movimento c’era. Se non ci fossimo stati i sondaggi sarebbero partiti.
Questi sono i dati di fatto dai quali bisogna partire, non molti altri. Invece se si da una scorsa all’informazione locale e nazionale ci si trova di fronte ad un uniformità sorprendente deducendone che la strategia consiste nel dichiarare partita la Torino Lione e sconfitto il movimento no tav. Tutto ciò arricchito da analisi sullo stato d’animo dei valsusini depresse perché non ci sono stati scontri, in pochi e nostalgici del passato che fu. Certo sappiamo che svegliarsi presto al mattino, stare al freddo e non vedere neanche un po’ di sangue scorrere, al giornalista di turno da fastidio però la supponenza con la quale si tracciano giudizi ci lascia veramente disgustati.
Addirittura si mette in discussione pesino l’essenza del movimento stesso, cioè la sua popolarità, nel senso di movimento di popolo, senza aver nemmeno indagato un minimo la composizione della partecipazione sociale. Certo basta uno sguardo, una battuta e un paio di considerazioni per dedurre tutto questo ad un giornalista di cronaca.
La stampa pressocchè unificata, ha svolto così oggi nella ricostruzione della giornata di ieri, il ruolo di demolizione e denigrazione del movimento, dipingendolo con umorismo e decretandolo finito. Però se si guardano i dati di fatto così non sembrerebbe. La lotta di lunga durata non si palesa mai nelle analisi dei media, nemmeno per provare a immaginare come faranno ad aprire i cantieri se solo per tre sondaggi hanno dovuto fare tutto questo piano?