Con quest’affermazione ancora una volta pesiamo il commissario Virano. Dopo che il 31 maggio è passato, è ci ha illuminato con la frase “ dopo il 31 maggio c’è il primo giungo, il due giugno, il tre giugno…” ora scade un po’ nel ridicolo dicendo a Repubblica: “Nessuno ci impicca alla data X, se dovremo prenderci due o tre giorni in più per non consentire a chi vuole bloccare il cantiere di farlo, ce li prenderemo senza dubbio». Ora in un paese normale, governanti e cittadini gli direbbero: “dai ora basta lascia stare vai a casa!”. Invece no, il buon architetto, commissario e presidente è lì al suo posto e parla da guru delle grandi opere.
Certo è vero che a parte la sua figura, rappresenta il governo e il ceto politico che sostiene il tav ( e tutta la lobby che gli gravita attorno) e quindi non dovrebbe essere l’unico a vergognarsi ma dovrebbero esserlo in molti, ma tant’è.
Per non fare l’ennesima figuraccia promette che in settimana renderà pubblico lo studio costi-benefici dell’opera in modo da contrastare i dati, gli unici che circolano, che il movimento da tempo fa circolare. Non abbiamo dubbi che il suo studio dirà che l’opera conviene e salverà l’Italia dal tracollo ma dobbiamo sapere tutti che così non è.
Il furto di territorio e di denaro pubblico che la Torino Lione rappresenta non ha eguali, forse nemmeno il ponte di Messina raggiungeva tali propositi.
E’ facile per chi vuole far circolare e distribuire miliardi di euro a partiti e lobby dimostrare come il flusso delle merci aumenterà con la nuova linea, che tutto il mondo passerà da Lione e che la Val Susa ha la sua occasione della vita, e via discorrendo.
Anche quando ci diranno che ci sarà una commisione apposita che vigilerà sulle infiltrazioni mafiose ci toccherà, come facciamo da tempo, spiegare che non è il problema della mafia che s’infiltra negli appalti il vero problema, ma bensì un sistema mafioso che fa si che le opere pubbliche siano un vero e proprio finanziamento pubblico (lecito) a partiti e lobby.
Insomma non c’è nulla di nuovo sotto il sole di Virano e Governo, ma permetteteci di dire che oltre tutto non sono nemmeno seri. Ci incalzano (noi e l’opinione pubblica) con scadenze e date x e poi non ne rispettano nessuna; parlano del movimento come un fenomeno da trattare solo con la polizia (o con l’esercito come voleva il Pd), e plaudono alle inchieste che il loro amico Caselli imbastisce sul nulla.
Insomma, il gioco è truccato, come avviene frequentemente nel nostro paese e meno male che c’è chi non ci bada e resiste, come noi, che abbiamo capito di essere l’unica garanzia per il nostro futuro (e quello di tutti/e), e quanti hanno deciso di dire la propria partecipando ai referendum.
Staremo a vedere, intanto nella Libera Repubblica della Maddalena, la paura non è di casa.