post — 11 Ottobre 2024 at 14:42

C’era una volta il West. Anzi, in Val di Susa, c’è ancora

Da Volerelaluna di Ezio Bertok

C’era una volta il West. Anzi no, c’è ancora. In Val di Susa si stanno girando in questi giorni le riprese di un nuovo film. In verità nulla di nuovo, una sorta di docufilm che non uscirà nelle sale e non circolerà su Netflix. Il regista sta dietro le quinte e non ci tiene ad apparire ma tutti sanno chi è, i personaggi non si chiamano Morton, Frank, Jack e Cheyenne, non c’è “Armonica” che dà la caccia ai cattivi e manca la colonna sonora. I TG locali già ne parlano, circolano veline, il produttore del docufilm ne cura direttamente la promozione. Ma procediamo con ordine partendo dalla sceneggiatura originale.

Alle porte di Susa, in corrispondenza dello svincolo che dall’autostrada immette sulla statale che in pochi minuti porta nel centro della città c’è un piccolo prato verde. Non è il “grande prato verde dove nascono speranze” cantato da Gianni Morandi ancora prima che nascessero le speranze del ‘68, ma i 1054 No Tav che lo avevano acquistato nel 2012 una speranza ce l’avevano: aggiungere un altro granello di sabbia nell’ingranaggio della nuova grande macchina, non certo quella a vapore del film di Sergio Leone.

Passano gli anni, ne passano tanti. A Chiomonte, nel 2021, altri terreni acquistati dagli stessi No Tav sono stati espropriati seguendo procedure a dir poco anomale ma ritenute ineccepibili dal TAR. E se lo dice il TAR, che ci vuoi fare? Mentre in altre location della valle si effettuano altre riprese, a ottobre 2024 è la volta degli espropri del prato verde di Susa. Il decreto parla chiaro, i proprietari vengono convocati per legittimare la loro sconfitta. Le procedure conclusive dell’esproprio è previsto che inizino e il 9 ottobre, nelle lettere di convocazione inviate ai proprietari non viene nascosto che potrebbero svolgersi con l’ausilio della “Forza Pubblica”.

Ma, senza alcun preavviso, neppure alle istituzioni locali, arriva la sorpresa e la sceneggiatura vienecorretta strada facendo. O forse no, anzi di sicuro era già scritta ma bisognava leggere tra le righe, roba da professionisti. Ed è così che il passaggio di proprietà viene anticipato con l’ausilio della “Forza Pubblica” che non si fa certo pregare: alle 2 di notte del 7 ottobre il blitz. Con le ruspe e un fitto lancio di lacrimogeni vengono sbattuti fuori casa i militanti No Tav che da tempo presidiano pacificamente il prato che, fino a prova contraria, è ancora “proprietà privata” (dei No Tav, non di TELT). Il terreno ancora da espropriare diventa off limits prima del tempo. Vietato anche avvicinarsi. Molte immagini documentano la “presa di possesso” preventiva: nel blitz notturno, mentre il piccolo prato verde cambiava colore e diventava terreno di conquista percorso da ruspe, si provvedeva a recintarlo con i soliti “jersey”: base robusta di cemento, più sopra griglia robusta di ferro e una allegra corona di spine ancora più in alto. Un lavoro ben fatto, presidiato ovviamente dalla stessa “Forza Pubblica” che aveva protetto i lavori.

C’è in tutto ciò anche una curiosa contraddizione. Da una parte il Governo (come diretto mandante) effettua in pompa magna l’occupazione senza titolo di territori e di terreni di proprietà privata e sgombera cittadini che lì svolgono le proprie attività. Dall’altra, negli stessi giorni, con il disegno di legge sicurezza in discussione al Senato, cerca di aumentare fino a sette anni (con un minimo di due e con la possibilità di arresto in flagranza) la pena per chi «occupa senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze» o per chi «impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente». Fatto sta che in poche ore di intenso lavoro a Susa si raggiunge questo risultato: i presidianti espulsi, il prato occupato preventivamente e abusivamente e subito protetto “da possibili incursioni” (così dice, riportando evidenti veline, il TGR Piemonte).

La situazione che si è venuta a creare in valle ricorda i tempi della prima militarizzazione, quella del 2005. Oltre al terreno già espropriato “nei fatti” viene interrotta la strada statale n. 25 che porta a Susa, bloccata con i soliti sbarramenti e check point che impediscono l’accesso e intimano il dietrofront anche alle ambulanze. Poi c’è uno svincolo autostradale chiuso, il collegamento ferroviario per Susa sospeso…Manca qualcosa? Ah, sì: c’è un cartello stradale posto nei pressi, con il grande cerchio bianco bordato di rosso che indica il divieto di transito e una grande scritta “STRADA CHIUSA”. E subito sotto: “Eccetto convocati TELT”. La scritta non è stata aggiunta in modo posticcio, no, è proprio stampata per bene sul supporto metallico come tutto il resto. Le procedure di esproprio possono continuare, ciack si gira.

Fino a quando si protrarrà questa situazione nessuno da queste parti lo sa. Forse lo sanno TELT, il questore e il ministro dell’interno, qualcuno provi a chiederlo. Da dati ufficiali risulta che non siano previsti lavori nel terreno occupato abusivamente almeno fino a fine 2025, probabilmente più in là. Forse che a Susa si stia già sperimentando con largo anticipo come tentare di garantire l’apertura dei prossimi grossi cantieri che devasteranno per anni la piana tra Susa e Bussoleno? Si sa già che per Susa sarà un inferno, che sarà difficile raggiungere la città, si prevede che i turisti si terranno alla larga, è certo che chi ci vive per anni non respirerà aria di montagna ma polvere e che, per spostarsi in auto per andare al lavoro, dovrà fare la gimcana nelle strade interrotte per consentire di: alzare l’autostrada; spostare le due strade statali che da Torino arrivano a Susa (n. 24 e n.25); abbassare una strada che attraversa la città; alzare il piano dell’attuale linea ferroviaria di diversi metri per consentire l’incastro tra strade/autostrade/ferrovie in un spazio ridotto e, ovviamente, posare i nuovi binari che dovranno connettersi al tunnel che sbucherà proprio a Susa (questo nelle previsioni). Certo, non è scontato che le cose vadano come da programma: ci sono sempre i No Tav con cui fare i conti, senza contare i tanto sbandierati finanziamenti dell’Europa (55%) di cui sono state erogate poche briciole ed è previsto che almeno fino al 2029 saranno ancora briciole.

TELT, occupando “preventivamente” il terreno No Tav di Susa, ha voluto mettersi avanti con il lavoro infischiandosene delle leggi, ancora una volta con l’ausilio della “Forza Pubblica” che queste leggi dovrebbe far rispettare. Che la legge del far West regni sovrana da quasi venti anni in Val di Susa (ma sempre più spesso anche al di fuori della valle) non è certo una novità: forse lo sgombero e l’occupazione abusiva di una proprietà privata prelude a un nuovo disegno di legge sicurezza ritenendo già inadeguato a reprimere il dissenso quello appena approvato dalla Camera e in discussione in questi giorni in commissione al Senato?

In ogni caso la nuova sceneggiatura viene al momento rispettata e alle 8.30 del 9 ottobre iniziano le procedure-farsa previste per il passaggio definitivo e ufficiale di proprietà a TELT, che se la ride allegramente a differenza di Morton, che nel film del ‘68 vedeva sfumare i suoi sogni in una pozza di fango. Il Movimento No Tav però questa volta dice “No, non ci sto”, se la sceneggiatura è questa non mi va proprio di fare la comparsa. Denuncia con forza l’occupazione preventiva e abusiva del terreno di Susa, anticipa che verrà avviata un’iniziativa sul piano legale e, stante la nuova situazione che si è creata, riconosce come illegittime le procedure di esproprio previste dalla sceneggiatura ufficiale. Il movimento aveva predisposto misure di accoglienza dei proprietari convocati e l’accompagnamento con tecnici qualificati che li avrebbero assistiti nel sopralluogo. Ma dopo il blitz le cose sono cambiate ed essendo venute meno le condizioni per il normale svolgimento delle operazioni previste da TELT, non intende prendere parte a quella che nei fatti è diventata soltanto una farsa. Nella mattinata del 9 ottobre, in una conferenza stampa convocata presso il punto informativo No Tav allestito in un gazebo nei pressi dell’interruzione della statale, ribadisce queste posizioni e dà indicazione ai proprietari già espropriati “nei fatti” di disertare non presentandosi alla convocazione di TELT.

Nei prossimi giorni si terranno in valle varie iniziative ed è già convocata per sabato 12 ottobre una manifestazione che si snoderà nel centro di Susa per coinvolgere tutti i cittadini, anche i più distratti e poco consapevoli di come cambierà la loro quotidianità se si apriranno i cantieri. Appuntamento alle 15 nel piazzale della stazione ferroviaria. Titolo della manifestazione: LIBERIAMO LA STATALE. Ciak, si gira ancora!