post — 10 Dicembre 2023 at 15:50

Siamo la montagna che si difende… da 18 anni!

 

Si conclude oggi la tre giorni No Tav in occasione dell’8 dicembre di quest’anno. Un anno che ha visto un’accelerazione da parte di chi devasta la montagna e di chi reprime chi la difende in particolare in questi ultimi mesi. L’attacco congiunto di questura, procura di Torino e Telt compiuto nei confronti del movimento No Tav si è giocato sul terreno giudiziario, tramite la messa sotto sequestro dei presidi dei Mulini e di San Didero, per completare parte dell’allargamento del cantiere di Chiomonte sotto la copertura di una nuova inchiesta fuffa. Il popolo No Tav ha risposto sin da subito alla prepotenza dei sostenitori del cemento e del tondino stracciando i sigilli del cantiere di San Didero e attuando un lavoro di monitoraggio nella sua amata Val Clarea, sapendo che in vista dell’8 dicembre il sostegno di tutte e tutti coloro che, pur non abitando la Val Susa si sentono valsusini nello spirito, si sarebbe fatto un passo avanti nel ribadire chi sta dalla parte giusta senza abbassare la testa. E così è stato. Migliaia e migliaia di persone sono giunte a Susa venerdì 8 dicembre, dai paesi dall’alta alla bassa Val Susa, dalla cintura di Torino, dalla città, da tantissime città della nostra penisola ma anche da oltralpe, grazie alla presenza di un nutrito gruppo di No Tav francesi. 10 mila persone hanno marciato sotto la neve e la pioggia da Susa a Venaus, luogo simbolo per la vittoria del movimento No Tav, luogo caro per la sua capacità di accogliere ogni estate momenti fondamentali per le vite in lotta di tutti e di tutte. La partecipazione delle amministrazioni di valle ha sottolineato che, nonostante le narrazioni che vorrebbero questa battaglia con un risultato scontato, chi gestisce il territorio e ha a cuore la sua tutela sa da che parte mettersi in marcia, mostrando capacità di unione di intenti e di vicinanza con una popolazione che non si arrende.

Questa tre giorni si è svolta intorno a una novità nel territorio valsusino, un’occupazione temporanea all’interno della ditta ex Roatta a Bruzolo, emblema degli ecomostri abbandonati sul territorio della Val Susa, puntellato da rottami di cemento che negli anni hanno subito incuria e lasciano una traccia visibile di cosa significhi il fallimento del sistema di sviluppo come lo vorrebbero i fanatici del tav. Ancora una volta si nota con gioia come il movimento No Tav riesca ad essere catalizzatore per tantissimi e tantissime giovani che da tutta Italia arrivano in questi luoghi con la fame di curiosità di comprendere come la realtà del movimento sia capace di rilanciare ancora, con la disponibilità di mettersi in gioco e la voglia di stare insieme.

In questa occupazione si sono susseguiti diversi momenti di incontro e di conoscenza del territorio, come ad esempio la gita sui terreni di Farmacia Viva a Santa Petronilla per vedere da vicino un’esperienza di presa in carico di terreni e di loro coltivazione e cura, oppure la passeggiata di domenica mattina partita dall’autoporto di Susa e continuata sulla piana di Susa, in cui è stato spiegato il futuro previsto per questa porzione di territorio, il tutto issando bandiere No Tav lungo la statale e concludendo poi con un pranzo condiviso al presidio di San Giuliano.

Ieri il pomeriggio è stato animato da un dibattito dal titolo “Mega-opere mega-eventi: no grazie!” per sottolineare i fili rossi che si intrecciano tra le tante lotte del Paese e oltralpe, con particolare riferimento alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 e a come questi eventi, che necessitano di innumerevoli opere accessorie, siano la concretizzazione di un sistema di profitto che distrugge gli ecosistemi minando alla base la vivibilità dei territori e dei loro abitanti. Infine, si è tenuto anche un workshop di primo soccorso insieme a medici volontari che hanno messo a disposizione i loro saperi. In serata, dopo la cena al salone Polivalente di San Didero, è stato raggiunto il presidio e il cantiere che è stato poi circondato da centinaia e centinaia di No Tav. Le reti arancioni usate per sequestrare il presidio sono state divelte e usate per impacchettare il cantiere, rispedendo al mittente il pacchetto. Sugli altri lati del cantiere i fuochi d’artificio hanno illuminato la notte colpendo il fortino che dal 2021 desertifica e mangia boschi e terreni, militarizzando completamente un’area ergendola a manifesto della devastazione e dello sperpero del denaro pubblico. Alcune fonti riportano inoltre che nella serata di ieri è stato anche fatto un “saluto” alla ditta Eslo Silos responsabile del movimento terra dei cantieri e complice della devastazione della Valle.

Che dire, il movimento No Tav ha voluto mostrare ancora una volta che il cammino è ancora lungo, le armi degli speculatori e il magnamagna continua ad essere allettante, i cantieri sono il teatro prediletto di pagliacciate alla Salvini che tornerà a fare visita da queste parti, eppure la storia sta dimostrando che ci sono tutte le carte in tavola per resistere un metro, un centimetro più di loro.

Avanti No Tav!