Di Daniela Bezzi, serenoregis.org
Ennesimo episodio di occupazione del territorio in Valsusa, funzionale alla futura (chissà quando!) Torino Lione. Con il solito copione: truppe che arrivano in assetto anti-sommossa, scavatrici in azione dalle prime ore della mattina, manganellate e spintoni nei confronti dei valligiani (alcuni dei quali decisamente anziani) accorsi nel tentativo di impedire l’ennesima recinzione.
Solo che questa volta, nonostante qualche momento di tensione, a ritirarsi sono state le FFOO.
È successo ieri mattina (giovedì 16 novembre) in località Traduerivi, poco fuori la cittadina di Susa, dove sono da tempo in corso dei cosiddetti ‘rilievi archeologici’ che dovrebbero accertare la possibilità di sbancare prati e boschi per il futuro passaggio delle rotaie.
La notizia dell’imminente esproprio di quel pezzo di terreno era già nell’aria da giorni, per cui ieri mattina (giovedì 16 novembre) una trentina di attivist* NoTav si sono presentati sul posto, dove erano già presenti le forze dell’ordine, la Digos, il personale della TELT, e dove una ruspa aveva già fatto un grosso buco nel terreno.
Secondo la testimonianza di un attivista che preferisce non essere citato, l’immediata risposta alle proteste dei NoTav è stata la solita: nervosismo, pronti ad attaccare, nonostante le intenzioni evidentemente imbelli dei manifestanti. A una ragazza che si è avvicinata alla ruspa uno dei poliziotti ha reagito con violenza, urtandola in faccia con lo scudo e provocandole sangue dal naso, continuando poi a distribuire manganellate a chiunque fosse a tiro.
“Sembrava un invasato, a un certo punto è riuscito a spingere via anche la dirigente che cercava di sedare l’animo bellicoso del soggetto, mentre la tensione cresceva anche fra gli altri, e rischiava di trascendere in vera e propria aggressione” riferisce il testimone NoTav. “Dopo un po’ di proteste da parte nostra per la reazione evidentemente eccessiva delle FFOO, considerato che eravamo proprio un gruppetto, e considerata la presenza tra noi di persone anziane, la Dirigente (visibilmente preoccupata) si è appartata per chiamare rinforzi e dopo un oretta sono arrivati una quindicina di carabinieri, anche loro in assetto di guerra con maschere antigas e fucili pronti a lanciare i gas al CS.”
Secondo la testimonianza era presente anche un nuovo dirigente, che all’inizio sembrava decisa ad “affrontare chissà quale dura battaglia… ma dopo alcuni minuti, rendendosi conto della situazione, ha assunto toni quasi e con puro accento romanesco ci ha chiesto da dove venivamo, perché eravamo lì, insomma si è creata una situazione non dico di dialogo, ma … di pausa. Noi abbiamo risposto che saremmo rimasti lì fin quando non si fossero ritirati anche loro, e in ogni caso dopo che il buco fatto fosse stato ricoperto.”
E così è stato: incredibilmente il dirigente ha dato l’ordine di ricoprire la zona scavata e verso la mezza se ne sono andati tutti quanti.
“Sicuramente torneranno. E ci ripresenteremo anche noi, di certo non abbiamo intenzione di arrenderci di fronte a questo stillicidio di devastazione del nostro territorio. A sarà dura!…”