Dopo le perquisizioni ai Presidi No Tav di Venaus e San Didero e l’arresto di Giorgio avvenuti nei giorni scorsi, apprendiamo dai giornali della nuova esilarante impresa firmata dalla procura di Torino che si è lanciata nell’ennesima crociata contro Il Movimento No Tav.
L’oggetto di questa nuova indagine (che meriterebbe quantomeno un premio per il contenuto grottesco e fantasioso) è il Presidio Permanente dei Mulini e le fonti d’acqua ad esso collegate: si vocifera, appunto, di un’inchiesta per ‘deviazioni di acque’, reato previsto dall’articolo 632 del codice penale.
Si parla della deviazione del torrente Clarea per fare arrivare acqua al presidio, che, purtroppo per loro, ricordiamo esistere da centinaia di anni proprio per fare vivere la borgata dei Mulini.
Quindi nulla di nuovo o nessun disegno criminoso, così come vogliono fare apparire, ma solo recupero un pezzo di territorio abbandonato per dargli nuova vita.
Fa amaramente sorridere come venga utilizzato questo tipo di reato nel tentativo di incriminare un movimento che ha come uno degli obiettivi quello della cura della terra dal momento in cui, coloro che vengono protetti e difesi dalla procura e dalla questura di Torino, sono gli stessi che deturpano e distruggono interi territori, insediando cantieri che prosciugano le falde acquifere e destabilizzano l’intero ecosistema della Valle.
È chiaro che a fronte dei ricchi profitti dei cantieri della devastazione non c’è reato che tenga, mentre a fronte di una lotta reale, che punta anche alla riqualificazione di luogo abbandonato da anni, ci sia l’abietta e ossessiva volontà di incriminare un’intera popolazione in lotta.