“Che l’opera si debba fare è fuori discussione, così come è fuori discussione che ci sia una finestra che consente l’inizio nel mese di Giugno. E’ un problema di ordine pubblico e di sicurezza. Sarà il Questore a decidere i tempi e i modi”
Così ha sentenziato il Prefetto di Torino alla riunione con i sindaci della Valsusa. E ha aggiunto: “andate a manifestare da altre parti, non alla Maddalena”.
La preoccupazione del Prefetto è comprensibile, ha paura che qualcuno si faccia male: con le centinaia di persone, giovani, vecchi, donne e uomini che presidiano quel luogo impervio che è La Maddalena di Chiomonte e le altre migliaia pronte ad accorrere al primo allarme! Ha ragione, il rischio c’è, anche i notav ne sono consapevoli e ne farebbero volentieri a meno. Però il suggerimento di andare a manifestare da un’altra parte il Prefetto poteva risparmiarselo: non si è mai visto che un Prefetto indicasse i luoghi dove protestare. I sindaci hanno replicato che l’unità di crisi che hanno attivato manterrà il distaccamento al presidio, tanto per essere chiari.
E pensare che all’indomani della riconquista di Venaus e la chiusura del primo cantiere appena recintato (quasi 6 anni fa…) prefetti, ministri e commissari vari giuravano e spergiuravano che non avrebbero più usato la forza: si apriva la stagione del dialogo e del confronto. Dialogo e confronto presuppone che gli interlocutori siano disposti ad ascoltare le ragioni dell’altro. Ma le parole oggi non hanno più il significato che ad esse eravamo abituati a dare: coloro che lanciano bombe umanitarie sono detti “volenterosi” e ricevono la benedizione del capo dello stato che parla di missioni di pace e la Costituzione è salva, quelli che si vendono per quattro soldi in parlamento vengono chiamati “responsabili”. Sei anni fa, all’indomani di Venaus, avevano già in mente cosa intendevano per confronto: comperare il consenso di sindaci, amministratori e cittadini. E invece no, c’è ancora qualcuno che non si vende.
Il Prefetto ne ha preso atto e le sue parole oggi sono sincere. “Che l’opera si debba fare è fuori discussione”: intende dire che fino ad ora avevano mentito con la storia del dialogo e del confronto. E quando dice che “è un problema di ordine pubblico” vuol dire che la politica ha fallito, ha fallito l’Osservatorio che fingeva di dialogare, ha fallito la campagna acquisti. Quindi non resta che la forza: “sarà il Questore a decidere i tempi e i modi”
Mentre i prefetto parlava il presidio della Maddalena si ingrandiva. Mentre qualcuno dava un’occhiata per vedere se c’erano movimenti davanti alle caserme di Torino altri preparavano nuove iniziative al presidio e in valle. Nel frattempo al presidio arrivava altra gente, i tendoni nel piazzale si ingrandivano, la cucina lavorava a pieno ritmo, si cantava e si discuteva.
Oggi ad esempio si discuteva di Via Francigena con un professore di storia medievale dell’Università di Torino, domani ci sarà una degustazione di vini locali: quelli delle vigne che rischiavano l’estinzione e recuperate pochi anni fa con i contributi della Comunità Europea, le stesse vigne che verrebbero distrutte dall’improbabile nuovo cantiere. E nei prossimi giorni musica, proiezioni, assemblee, dibattiti. In settimana a Bussoleno, si parlerà di Genova 2001, della scuola Diaz, di Carlo Giuliani e dello scandalo dei processi: l’occasione sarà il nuovo libro di Agnoletto e Guadagnucci “L’eclisse della Democrazia”.
Nel fine settimana, ancora al presidio, un’altra lezione di storia, e un grande concerto.
Ma questi notav sono incoscienti? Pochi giorni fa hanno respinto un primo blitz, hanno eretto barricate ed ora cantano, ballano e studiano storia medievale? No, non sono incoscienti, prendono sul serio il prefetto, ma fanno quello che hanno sempre fatto: guardano al futuro cercando di imparare dalla storia. Quella antica e quella più recente. Oggi, ad ascoltare la lezione del Prof. Sergi c’era anche un vecchio partigiano, ottantasei anni suonati e lui, dritto, in piedi sorrideva compiacendosi di tanta gente a fare i conti con la storia.
Le barricate intanto restano al loro posto, eccome se restano. Sì, perché il prefetto non scherzava mica: i prossimi giorni saranno cruciali davvero, forse lasceranno passare ancora qualche giorno, al massimo il prossimo week end in cui si vota per i referendum. Previsioni è difficile farne, certo è che siamo al dunque. Intanto preparano il terreno con le provocazioni: oggi i giornali parlavano di buste con proiettili spedite agli irriducibili istigatori del blitz. E’ storia vecchia, le provano tutte pur di criminalizzare un movimento estraneo a metodi in cui altri sono esperti.
L’invito a tutti è di venire al Presidio della Maddalena di Chiomonte, per difendere insieme un bene comune: il nostro futuro, il futuro di tutti.
Ezio Bertok