Qui di seguito pubblichiamo la dichiarazione resa dagli imputati al processo per associazione a delinquere contro il Movimento No Tav e il Centro SOciale Askatasuna, in corso presso il Tribunale di Torino.
“Vogliamo prendere la parola prima che la fase dibattimentale entri nel vivo per dire da subito e senza esitazioni che non ci riconosciamo minimamente nel quadro caricaturale che gli inquirenti hanno dipinto delle nostre esperienze e delle nostre soggettività, umane e politiche.
Sappiamo bene, perché questo ce lo insegna la quotidianità, che i fatti del reale possono assumere significati diversi in base alla lente con cui li si guarda. La lente con cui le nostre vite sono state analizzate, spiate, setacciate ha prodotto un quadro deformato e desolante, in cui le nostre conversazioni sono state decontestualizzate, le affermazioni scherzose pronunciate in piena notte nell’intimità delle nostre case e con le nostre persone care trasformate in dichiarazioni di intenti, gli ideali e le finalità solidaristiche e sociali piegati scandalosamente a delle logiche inesistenti di profitto personale e/o collettivo, il tutto sulla base di un approccio sprezzante e pregiudiziale.
Il teorema giudiziario costruito nei nostri confronti si fonda sull’esistenza di un’associazione per delinquere che unifica e riconduce ad un unico sodalizio criminale una mappa di storie, persone, situazioni e contesti molto diversi tra loro; che pretende di equiparare a disegni delinquenziali delle esperienze politiche, dei percorsi di lotta sociali, al fine di alimentare la costruzione giudiziaria, sociale e mediatica di un “nemico pubblico”, identificato volta a volta nel Centro Sociale Askatasuna, nelle esperienze allo stesso collegate e più in generale nel Movimento No Tav.
C’è in questo teorema un vizio di fondo, una politicità negata ma evidente, una volontà di “resa dei conti” soprattutto nei confronti di chi per anni ha partecipato in maniera attiva alle iniziative e alle mobilitazioni del Movimento No Tav, spina nel fianco di molti governi perché movimento popolare, radicato in Val di Susa e irriducibile nel suo contrasto alla costruzione del Tav.
Che cos’è il Movimento No Tav, cosa sono il centro Sociale Askatasuna, lo Spazio Popolare Neruda, i collettivi studenteschi, i collettivi che aiutano le famiglie sotto sfratto, le palestre e le squadre di calcio popolari proveremo a spiegarlo nel corso del processo.
Chi sono le migliaia di persone, inserite in diverse comunità, umane e politiche, con età, esperienze, interessi diversi, protagonisti e a volte solo comparse in percorsi di attivismo sociale che negli anni hanno attraversato questi luoghi ed esperienze proveremo a farvelo capire. Potremmo forse anche raccontarci come singoli imputati, ognuno deciderà per sé, per far emergere la discrepanza tra come questa inchiesta vorrebbe farci apparire, quali soggetti privi di alcun valore morale, e come siamo davvero, persone che lavorano, studiano, con figli, genitori, sogni, speranza nella giustizia sociale.
Ciò che non verrà detto dai testi d’accusa che verranno sentiti nel corso del processo è che tutte le esperienze politiche messe sotto osservazione dalla Polizia sono ricche di solidarietà e cooperazione, parlano di giustizia nei termini più alti del termine.
La realtà è che attività politiche, anche differenti tra loro, sono state schiacciate, deformate e piegate, in modo da poter essere viste attraverso la lente del teorema giudiziario, producendo un risultato talvolta grottesco, poco realistico ed offensivo.
La storia dei popoli del mondo è ricca di esperienze politiche che guardano alla trasformazione dell’esistente, anche in termini conflittuali e l’importanza di questo processo, a prescindere dall’esito che potrà avere sulle singole vite di ognuno di noi e su quelle delle persone a noi care, risiede nella necessità di non permettere che delle comunità in lotta vengano trasformate in soggetti criminali.
Siamo radicalmente critici verso il modo di funzionare della democrazia italiana, nei confronti della sua storia e dei politici che l’hanno animata. Ma siamo coscienti e convinti che gli spazi democratici di dissenso e di dialettica sociale garantiti, in parte, da questo ordinamento vigente, siano una conquista, ora sempre più debole e sotto attacco, delle lotte sociali del passato.
Pensiamo che i movimenti sociali, e quindi anche quello No Tav, siano l’espressione più sincera, profonda e autentica di cosa significhi veramente democrazia: possibilità di decidere sulle proprie vite collettivamente e dal basso. I movimenti che abbiamo contribuito ad animare e a cui abbiamo partecipato in tutti questi anni, sono stati per noi occasione di riscatto e di difesa, anche delle nostre condizioni di vita individuali e collettive. Rifiutiamo di essere catalogati come criminali, una categoria che nel nostro caso serve ad etichettare e reprimere chi si ribella ai meccanismi e alle condizioni inique create dal modo in cui è organizzata la nostra società.
Già l’iniziale formulazione di associazione sovversiva rivolta nei nostri confronti era poco credibile, non a caso la stessa Procura ha dovuto riformularla. L’accusa di associazione per delinquere è incomprensibile per noi imputati, neanche ci è chiaro di cosa esattamente siamo accusati.
Anche dalle dichiarazioni del prime teste dell’accusa, il dott. Di Gregorio, emerge chiaramente come il lungo elenco di manifestazioni messe sotto la lente di ingrandimento dalla polizia giudiziaria, sia la storia degli ultimi anni del conflitto sociale a Torino e in Val di Susa. E’ evidente come ad essere sotto accusa sia in prima battuta l’Askatasuna e la sua attività politica, in seconda battuta l’oramai più che trentennale Movimento No Tav.
Ci è chiaro quindi che attraverso di noi si vuole reprimere per via giudiziaria il conflitto sociale territoriale che si è espresso in questi anni nella resistenza contro il progetto dell’alta velocità ferroviaria e sul territorio metropolitano, non esiste un nucleo criminale che si è insinuato nelle realtà sopra citate, è un processo ad un esperienza politica ampia, variegata, solidale, che coinvolge centinaia se non addirittura migliaia di persone su questo territorio.
Vogliamo infine esprimere la nostra solidarietà ad Alfredo Cospito e sostenere la battaglia di civiltà contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis.
Le imputate e gli imputati,
Torino 25 Gennaio 2023″