Nelle scorse settimane, un augurio di Natale e Felice Anno Nuovo è arrivato anche dalla Francia, dove si è fatto sentire l’appello firmato da 150 tra deputati, europarlamentari, sindaci e intellettuali francesi che hanno chiesto il taglio di ogni possibile continuazione del progetto Tav Torino-Lione.
Come sappiamo bene, le cose cominciano sempre da una spinta dal basso come lo sono state le incalzanti e determinate mobilitazioni tenutesi negli scorsi mesi, dove cittadini d’oltralpe e amministratori locali, sostenuti anche da molti e molte No Tav nostrani/e, hanno posto l’attenzione sul trasporto di mq di detriti su decine di camion che, su e giù per la Val Maurienne, si spostavano tra un cantiere ed un altro. Così l’opposizione locale ha espresso il proprio dissenso a questo via vai insostenibile di mezzi ad alte emissioni e quindi particolarmente inquinanti, provando a rallentarne il passaggio, utilizzando i propri corpi per fermare l’attraversata dei camion e ostacolare il proseguo del servizio.
Già nel 2020 la Corte dei Conti Europea si era espressa ponendo la grande opera inutile tra quelle che meritavano un posto sul podio in qualità di ritardo nel loro avanzamento; sproporzione totale tra quantità di Co2 impiegata e utilizzo dei fondi economici per la sua costruzione, contro ad almeno 50 anni per il rientro e il riassorbimento di tali ingenti risorse, ambientali e finanziarie; quantitativi di merci da spostare gonfiati rispetto alle reali esigenze di spostamento merceologico tra paesi.
A metà dicembre, solo una settimana prima dell’uscita dell’appello, Italia e Francia, con i loro ministri dei trasporti, chiedevano alla Commissione Ue di ottenere il 55% dei cofinanziamenti per proseguire nel progetto Tav Torino-Lione.
Così, con l’appello si è inserito un altro tassello tra le ruote di questa vergognosa giostra e nel frattempo, il documento firmato anche dai sindaci di Lione, Grégory Doucet, e di Grenoble, Eric Piolle, rischia di mettere ulteriormente a rischio il progetto tra i più negligenti della storia degli ultimi 30 anni.
Sappiamo che le risorse non sono infinite, sappiamo che c’è chi si arricchisce sullo sfruttamento della Terra e sulla vita di tutte e tutti,indistintamente e per il proprio tornaconto personale.
Chissà come l’hanno presa tra i nostri palazzi del potere… visto il loro totale silenzio sull’accaduto e giusto poche righe sull’incontro a Roma tra il Sindaco di Torino Lo Russo, il Presidente della Regione Piemonte Cirio e il Ministro ai Trasporti Salvini, per di più principalmente incentrate sulla seconda linea metropolitana di Torino, per cui non sanno proprio dove trovare i soldi. Ci viene così da pensare che abbiano tutti accusato l’accaduto, che tra cittadini e parti politiche, anche in Francia si stia creando una crepa in quella che per la narrazione di Telt (la società italo francese preposta alla costruzione del Tav Torino-Lione) è sempre stata una carta da giocare: quella della Francia che voleva l’opera a tutti i costi. Questa certezza non c’è più, ed è visibile a tutti che siano sempre di più quelli che non vogliono minimamente che un progetto di tale portata venga imposto ai territori.
Di certo non abbiamo la sfera di cristallo e non siamo nemmeno dei Paolo Fox dell’astrologia, ma di certo possiamo esprimere un augurio per questo 2023 iniziato solo da poche settimane, ai nostri mangia risorse auguriamo un anno in salita e perché no, come dice il detto piemontese, di ritrovarsi “Cuma na barca n’tal bosc”.