post — 25 Luglio 2022 at 11:32

Un campeggio di lotta all’insegna della difesa della natura e contro lo spreco delle risorse!

 

Questo weekend si è svolto il campeggio di lotta al presidio di Venaus in Val di Susa, come ogni estate da decenni. Anche questi giorni hanno visto la partecipazione di tantissimi e tantissime no tav, soprattutto giovani e giovanissimi arrivati da tutta la penisola.

Situato all’interno di un’estate ricca di iniziative, il campeggio di lotta ha avuto la capacità di mettere un punto, di riconfermare l’importanza di ritrovarsi e di guardare al futuro con uno sguardo attento alle difficoltà e ai nuovi scenari che si aprono.
È iniziato sabato pomeriggio con la proiezione del film “Ji Bo Azadiye – the end will be spectacular”, grazie alla presenza di Livio Pepino sono stati condivisi alcuni aggiornamenti sulla situazione in Rojava, terra di rivoluzione e libertà. A seguire la passeggiata serale al presidio permanente dei Mulini ha dato la possibilità ai tanti e alle tante no tav che ancora non vi erano stati di cogliere il significato di quel luogo di resistenza, di vederne la ricchezza e la potenza. In contrapposizione con un cantiere sempre più devastante e alla presenza delle forze dell’ordine, profumatamente sostentate dalla comunità, per difendere cemento e distruzione.

La giornata di domenica ha avuto un unico filo conduttore: la crisi idrica, la siccità e la volontà di affrontare il cambiamento climatico a partire dai propri territori. In mattinata la carovana no tav ha raggiunto il Lago del Moncenisio dove, grazie al racconto di Mario Cavargna, è stato possibile comprendere i rischi del futuro sulla portata d’acqua di questo prezioso bacino idrico anche legati ai lavori del tav. Infatti, “il tav è un buco nell’acqua” non è soltanto uno slogan ma racchiude in sé la consapevolezza di quanto lo spreco idrico sia causato dal cantiere, come i comitati per l’acqua pubblica denunciano da anni.
La giornata si è poi conclusa con l’assemblea “Senza acqua non è vita: organizziamoci insieme per affrontare gli effetti della crisi climatica”, tanti gli interventi sulla necessità di costruire una rete sia di informazione che di pratica per fronteggiare il cambiamento climatico, da sud a nord e dalle montagne alle città. È chiaro che anche in questo ambito le conseguenze saranno e sono già scaricate sui poveri, sulla popolazione comune che, da un lato, vede l’impoverimento dei territori in cui abita e, dall’altro, una difficoltà sempre crescente di vivere una vita sostenibile.

Ci diamo appuntamento al Festival dell’Alta Felicità per continuare a confrontarsi, stare insieme e lottare per un futuro più giusto e contro lo spreco delle risorse, materiali e naturali, che il tav e la sua cricca rappresentano.

A sarà dura, si, ma per loro!