Gli effetti del cambiamento climatico si verificano ovunque ma le montagne sono tra le prime a venirne colpite in maniera evidente. La tutela dei territori montani e del loro ecosistema ricopre, allo stesso tempo, l’ultimo posto nella scala di priorità delle scelte politiche.
In questi giorni, quando si parla di mettere in atto soluzioni per l’emergenza siccità vengono nominate infrastrutture decadenti o scorciatoie per tamponare il problema, che sappiamo essere ben più radicato e profondo. Il presidente della Regione Piemonte si affida alla possibilità di scavare pozzi e di procedere con investimenti per l’emergenza.
Al di là del fatto che in questo senso l’ambiente montano non venga nemmeno preso in considerazione, nessuno approccia il problema dalla giusta angolazione: la siccità è data da un sistema economico che ha come unico obiettivo la produzione, dunque, per cosa si produce e per quali motivi dovrebbe essere la prima domanda da porsi.
In Val Susa poi, è chiaro come si intersechino altre questioni, prima fra tutte la strenua volontà di voler costruire un progetto inutile, dannoso e davastatore come il Tav. Sappiamo infatti che soltanto la costruzione del tunnel geognostico a Chiomonte abbia costituito, e continui a farlo, uno spreco di acqua senza precedenti.
Tutti a piangere lacrime di coccodrillo quando i problemi erano sul piatto sin da quest’inverno quando non ha piovuto per mesi, ma invece di coordinarsi con le istituzioni montane per prepararsi a ciò che sarebbe accaduto mettendo mano al portafoglio, la Regione Piemonte era intenta a ricattarle tramite le compensazioni del Tav. Ora tocca agire e sicuramente tocca farlo in prima persona senza abbassare la guardia se alla prima pioggia il problema sarà nuovamente accantonato e considerato risolto.