Nel pomeriggio di ieri un lungo corteo di oltre 1500 abitanti del Canavese si è snodato per le strade di Mazzè.
Amministratori, agricoltori accompagnati dai loro trattori, giovani, meno giovani uniti in un grande e forte “no” nei confronti dell’eventuale costruzione, nel territorio del Comune, del Deposito Unico Nazionale di scorie nucleari.
Una grande manifestazione di dissenso popolare contro l’ennesimo tentativo di violentare e distruggere intere porzioni di territorio, già in gran parte infrastrutturato, in nome dei grandi interessi dei soliti noti.
Sogin, l’azienda incaricata a portare avanti il progetto, ha individuato, infatti circa 150 ettari di terreni composti prevalentemente da campi coltivati e alcune cascine abitate, come sito per il deposito.
Terreni che dovranno essere espropriati per lasciare spazio alle scorie radioattive con il conseguente utilizzo di ulteriore cemento e asfalto.
Tutto ciò senza minimamente analizzare la situazione reale di quei luoghi, della composizione del terreno e della distanza dai primi centri abitati: si tratta di terreno ghiaioso molto permeabile e le prime abitazioni si trovano a 2 km dall’area interessata.
Anche le misure di sicurezza in questo caso vengono poste largamente in secondo piano rispetto alla salute dei cittadini, dal momento che il sito, dovendo ospitare scorie di bassa, media e alta intensità, dovrebbe essere comunque pensato e costruito con delle misure ad hoc e trattamenti speciali ma soprattutto a grande distanza dai centri abitati.
Priorità, queste, che non sono state per nulla prese in considerazione da Sogin, visto che l’azienda ha definito il deposito temporaneo cercando così di sottrarsi a misure di sicurezza altamente necessarie.
Il corteo di ieri ha voluto esprimere la contrarietà a tutto ciò, guardando, invece, ad un futuro slegato dalla devastazione e dai gravi rischi per la salute dei cittadini dei comuni coinvolti.
Quello di ieri è stato il primo passo di un’intera comunità che non vuole sottostare ai soliti giochi di chi pensa solamente al proprio tornaconto personale a discapito della salute dei territori e di chi li vive e abita.