Martedì sera (24 agosto) durante il consueto apericena a San Didero, organizzato dai comitati No Tav della bassa valle e dal movimento, si è svolto anche un sonante Cacerolazo che, per chi non lo sa, si tratta una forma di protesta che consiste nel battere su pentole e coperchi facendo rumore per esprimere il proprio dissenso.
Durante il cacerolazo ci si è spostati verso le reti “betafence” che circondano il fortino dove dovrebbe aprirsi il cantiere per il nuovo autoporto di San Didero. “Dovrebbe” perché al momento dietro a quelle recinzioni composte da jersey e reti di ferro retrosaldate alte tre metri, su cui – per non far mancare nulla – sono posizionati metri e metri di filo spinato israeliano, non succede assolutamente nulla se non il bivaccare di ingenti forze di polizia che presidiano il terreno 24h su 24.
È cominciata così la battitura delle reti, delle pentole e dei coperchi, le forze dell’ordine hanno mandato avanti gli idranti che poco dopo hanno cominciato a sparare il loro forte getto contro i/le No Tav. Fino a quando hanno scagliato un violento getto d’acqua contro una signora che, avvolta nella sua bandiera No Tav, batteva sulla sua pentola ai margini della recinzione del fortino.
La dura e violenta ondata d’acqua, come si vede perfettamente nel filmato, l’ha subito scaraventata in terra, ma evidentemente ai solerti amanti della violenza impunita non è bastato agire su una donna che altro non faceva che provocare un po’ di rumore, visto che l’idrante ha continuato a infierire sulla signora per diversi secondi.
Il risultato? Un viaggio in ospedale dove le sono state accertate diverse lesioni gravi che la costringeranno a doversi sottoporre anche ad un intervento chirurgico.
Siamo esausti di essere tacciati per violenti, quando di fatto la violenza che ci viene inflitta da parte di chi invece puntualmente esprime fiumi di piagnistei esclusivamente perché non è in grado di difendere i cantieri mortiferi avanzati da Telt e dentro ai quali non si muove una foglia, se non quella dei denari che si spostano nelle tasche dei dirigenti.
La violenza delle forze di polizia è nuovamente tornata in auge, non sono bastati i lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo e nemmeno che uno di essi abbia colpito Giovanna ad Aprile, non sono bastate le pietre tirate in testa ai/alle No Tav durante le iniziative in Clarea, l’estate si chiude anche con una nuova vittima di violenza da parte della mano dello Stato che questa volta ha colpito con l’utilizzo, appunto, dell’idrante.
E se in Val Susa ci si difende dalla distruzione dei territori da 30 anni, sono altrettanti anni che ci si difende dalle violenze delle forze dell’ordine. E mentre a inizio agosto si scomodavano persino la Ministra dell’Interno e il Capo della Polizia, per partecipare al tavolino istituzionale insieme al Capo della Questura e al Prefetto di Torino, in Val Susa è bastata una “spentolata” per dare sfogo alla brutale furia delle forze dell’ordine che – evidentemente – hanno anche scarsa capacità nell’utilizzo degli strumenti dati loro in dotazione, visto che prima dell’attivista No Tav lo stesso idrante aveva colpito per errore il loro gazebo, all’interno del recinto, rasandolo in frantumi.
Ma la vita umana vale molto di più di un ridicolo gazebo, per questo inviamo alla nostra compagna tutta la solidarietà che merita e il grande abbraccio del movimento No Tav che si stringe a lei contro gli abusi in divisa che siamo saturi di ricevere in Val Susa, al contrario della sequela di dichiarazioni ridicole dei politicanti di turno che puntualmente si scatenano a seguito di un’iniziativa di lotta, come ad esempio “noi non siamo contro al dissenso se questo si esprime senza violenza”. Ebbene a lor signori dalla lingua fin troppo lunga inviamo il nostro sgomento perché evidentemente chi dice queste cose o è in malafede o non conosce quello che succede in Valsusa e allora sarebbe meglio tacere prima di porgere il fianco a chi invece commette reali violenze che perdurano nel tempo sulla pelle di chi, invece, con coraggio partecipa alle iniziative contro la costruzione di un’opera dannosa e distruttiva per la salute e per l’ambiente.
Respingiamo anche quel senso di paura che vorrebbero indurre i fantomatici detentori dell’ordine pubblico, con questi gesti di tale bassezza umana e socioculturale, visto che ogni volta che toccano una/un No Tav la comunità si rafforza e con essa cresce la necessità di lottare ancora di più.
All’attivista No Tav colpita mandiamo un caloroso augurio di pronta guarigione certi di rincontrarci nelle iniziative per la salvaguardia di un futuro libero per tutte e tutti.
Avanti No Tav!