Il colle di San Luca ci ha salutato mentre stavamo percorrendo un dedalo di bretelle e tangenziali. Ieri in mattinata siamo arrivati a Bologna. Ci siamo da subito misurati con alcuni dei grandi temi che riguardano la città, da un lato la speculazione edilizia, dall’altro il ruolo da snodo logistico importante del nostro paese.
Siamo sbarcati ai Prati di Caprara, un bosco urbano selvaggio e spontaneo nato all’interno di un vecchio campo di esercitazione militare in disuso e minacciato negli anni dall’ipotesi della costruzione di una grande area commerciale. Durante il pic nic nel bosco poi il Comitato Aria Pesa ci ha raccontato delle battaglie ambientali in corso contro l’allargamento dell’autostrada e dell’aeroporto di Bologna, che sono in cantiere per potenziare tanto il modello estrattivo del turismo quanto quello della logistica. Entrambi progetti che dimostrano ancora una volta come la “transizione ecologica” è appena uno slogan in questo paese dietro cui si nasconde la solita vecchia speculazione e il solito vecchio sfruttamento.
Nel pomeriggio abbiamo incontrato alcuni degli agricoltori di Campi Aperti che ormai da diversi anni tengono mercati organizzati dal basso in vari punti della città. Oggi questi contadini che ripropongono un’idea di rapporto comunitario e diretto tra consumatore e produttore rischiano di essere sfrattati perché il comune sta aprendo i bandi per le zone tradizionalmente occupate da Campi Aperti.
Questo avviene di pari passo con la cosiddetta “riqualificazione” dall’alto della città. Una riqualificazione che nella Bolognina, quartiere storico di piccole case operaie e popolari, significa l’abbattimento e la costruzione di enormi palazzi di 10 piani che compromettono la vivibilità del quartiere e rappresentano la quintessenza della speculazione edilizia dalle dubbie origini. A resistere a questa violenza sulla storia e l’identità di un quartiere è il comitato contro i “Mostri Urbani” che ci ha accompagnato nella visita ai cantieri della devastazione.
Infine dopo l’apparizione sotto il cavalcavia della tangenziale della scritta “La nostra vita non vale il vostro profitto” ci siamo riuniti in assemblea all’Ex – centrale spazio recuperato dal basso per una breve assemblea ed una cena in solidarietà con la famiglia di Adil, il facchino del SI Cobas assassinato a Novara durante una protesta.
Questa esperienza a Bologna ci ha fatto riflettere sul fatto che anche il contesto urbano e le sue enormi contraddizioni ambientali possono essere un terreno produttivo per costruire una coscienza collettiva della necessità di un cambiamento nel nostro sistema di sviluppo. Allo stesso tempo ci ha mostrato nuovamente come tutto si tiene insieme, come tutto è collegato. Salutiamo Bologna e i suoi portici, oggi si va a Piacenza (mentre la il troncone della carovana del sud fa tappa a Cosenza e Taranto).