Mentre una marea umana attraversava la val di Susa da Bussoleno a San Didero per ribadire il proprio no all’ecocidio di una seconda linea TAV tra Torino e Lione, a pochi chilometri andava in scena una di quelle tragicommedie a cui ci ha ben abituato il centro-sinistra torinese: le primarie per il candidato sindaco. Una competizione ridicola, a base di niente condito di nulla, in cui la sfida si è giocata tra un burocrate imbevibile e spocchioso che ha fatto del TAV la foglia di fico con cui nascondere la proprio vacuità politica, un candidato “ecologista” ex-assessore di Fassino nonché pasdaran del TAV e un candidato “civico” che ha assunto sull’argomento più controverso della politica piemontese degli ultimi 20 anni un atteggiamento genuinamente fariseo, rassicurando comunque tutti che lui è per il SÌ alla più grande devastazione ambientale dell’arco alpino degli ultimi 20 anni.
Nonostante si potesse persino votare on-line da casa, il bilancio di questo grande “esercizio di democrazia” pompato dai giornali sui sei colonne è impietoso: poco più di 10.000 votanti, neanche quelli che avevano firmato i moduli dei candidati. Nel frattempo, a pochi km, in circa 20.000 decidevano di usare la propria giornata in maniera più proficua. Scarponi, passeggini e bandiere no tav, tanti giovani, sorrisi e la determinazione di chi sa di star facendo la cosa giusta.
Questo è lo stato dell’arte. Da una parte un corteo oceanico portato avanti da un movimento inossidabile, che continua a crescere e ad aggregare giovani da tutta la regione, che crea comunità, studia, lotta e non si piega nonostante il bombardamento mediatico e poliziesco. Un movimento di cui ogni suo singolo attivista è fiero. Che vale lo sforzo, la presenza, a volte anche di prendersi le bastonate. Dall’altra parte, un rituale stanco, portato avanti da un partito di cui si vergognano tutti – a partire dai suoi sparuti aderenti – incapace di dire una parola chiara su qualsiasi cosa, genuflesso davanti a confindustria mentre generazioni intere muoiono di non-lavoro e precarietà, sempre pronto a sostenere nuove colate di cemento in nome di un fantomatico “progresso” che coincide guarda caso con appalti e vantaggi per gli amici, capace di raccattare voti solo agitando lo spauracchio di una destra da cui sono indistinguibili a partire proprio dal TAV.
Ovviamente il day-after della sinistra torinese è uno psicodramma di una tristezza infinita, in cui ci si chiede, con gli occhietti persi, come distillare passione e partecipazione, in cui, con sprezzo del ridicolo, nonostante decine di migliaia di notav sfilassero a pochi metri, si parla di un numero di votanti ristretto a causa della pandemia e di un sistema di voto complicato dallo SPID (!). Invitiamo questi dirigenti senza arte né parte a passare una volta per la Val di Susa e gli sveleremo il nostro piccolo grande segreto. Si può fare e il movimento no tav lo fa da 20 anni. Tutto il resto sono chiacchiere.