E’ arrivato l’ordine di comparizione al processo per la mia “evasione” del 2016. E’ la seconda puntata, perché il primo fu per direttissima, quando fui arrestata davanti al Tribunale di Torino durante il presidio in solidarietà ai compagni processati per la resistenza NO TAV durante le indimenticabile giornate del giugno-luglio 2011.
E un secondo arresto fu a Terni: allora il fermo alla stazione dei carabinieri fu travolto da una tempesta di telefonate e dalle voci in diretta dei compagni che, accorsi davanti alla caserma dai luoghi più disparati, reclamavano giustizia e libertà.
L’atto emesso dalla Procura di Torino riporta centinaia di date a documentare quello che viene definito crimine, ma che per me rappresenta uno dei momenti migliori della mia vita.
Evadere dal loro arbitrio, dalle loro norme che tutelano i potenti e criminalizzano i deboli negando diritti umani e naturali e devastando il futuro di tutti e di ognuno, significa lottare per un mondo diverso, più giusto e vivibile : esserci, contro.
In quei mesi ho incontrato persone, visitato luoghi, partecipato ad iniziative; ho conosciuto concretamente che cosa sia la condivisione solidale e il senso di responsabilità collettiva che solo le lotte reali sanno generare; ho respirato a pieni polmoni l’aria della libertà, che è vita e gioia di resistere contro l’ingiustizia del potere.
Mai dimenticherò la tenerezza delle mie sorelle e dei miei fratelli NO TAV, le lunghe notti di quanti vegliarono su di me, per non lasciarmi sola nell’eventualità di un arresto. Ah, quel gazebo davanti alla Credenza, quel primo caffè della giornata, preparato all’alba dai miei coetanei over….
E le fotografie arrivate da tutto il paese: singoli e gruppi di persone con cartelli ( “io sto con chi resiste violando le imposizioni del tribunale di Torino”), a testimoniare la solidarietà delle lotte non solo nei miei confronti, ma diretta a tutto il movimento NO TAV ed in particolare a Luca ed a Giuliano che in quei mesi stavano scontando in carcere il mio stesso “crimine” di disobbedienza..
Fu un’evasione, non certo una latitanza: quante passeggiate collettive ai mercati settimanali, alle sagre con cui la valle chiude in un tripudio di frutti e di colori l’anno agricolo…sorvegliata a distanza dalle “forze dell’ordine” che mai intervennero, perché – come ebbe a dichiarare un testimone dell’accusa, durante il processo per direttissima – un mio arresto, date le circostanze e gli accompagnatori, “avrebbe potuto creare problemi di ordine pubblico”.
Di quei giorni mi resta una sagoma di legno, un’altra me stessa ideata dai compagni romani, che rapidamente fu riprodotta in decine di esemplari, consentendo un’ironica, divertente ubiquità nei luoghi e nei momenti più improbabili. Quella mia gemella me la trovai davanti nei corridoi della Sapienza, dove, dopo un blitz automobilistico notturno dalla Valle a Roma, partecipai per pochi istanti ad un’affollatissima assemblea nazionale di movimento per il NO sociale al referendum taglia-diritti. Non dimenticherò mai i volti sorpresi e sorridenti, il calore fraterno di quei momenti, l’oro dell’autunno romano profuso da viali e giardini, e quel breve, per me avventuroso viaggio sul sellino posteriore di una motoretta, con un casco a coprirmi i capelli troppo rossi per non essere notati, e sviare così l’attenzione dei poliziotti che, in divisa e in borghese, controllavano ingressi e cortili….
Ricordo e mi ritorna la commozione, l’allegria un po’ malandrina di allora….e il cuore batte il ritmo della lotta.
Contro un sistema che crea ed usa la legge per perpetuare l’ingiustizia di sempre, la resistenza è più che mai un dovere: dieci, cento, mille evasioni!