Documentare le proteste notav rimane un reato ma un reato di “lieve entità” che merita l’assoluzione. Con queste motivazioni ieri la corte di appello di Torino ha assolto Davide Falcioni, il giornalista che aveva raccontato un’azione di protesta notav osando smentire la ricostruzione della polizia politica digos.
Era il 2012 e i notav erano andati a citofonare alla sede di una delle ditte impiegate nella devastazione dei boschi della Clarea. Una piccola azione dimostrativa il cui momento clou era stato srotolare uno striscione notav dal balconcino dell’azienda. Ciononostante tutti i principali quotidiani avevano parlato di una protesta dalla violenza inaudita, poco importa che nessuno dei loro giornalisti fosse presente. Come al solito, quando si tratta di Val Susa non c’è bisogno di vedere coi propri occhi, bastano i comunicati stampa della polizia e i tasti copia e incolla sul computer (il famoso quarto potere all’italiana). Unico problema, quel giorno un cronista c’era, Falcioni, ed ha avuto l’ardire di raccontare che non c’erano state minacce ai dipendenti né danni alle cose, riferendo anzi di un’azione pacifica portata avanti da signore cinquantenni e ragazzi a volto scoperto che si sono fatti aprire semplicemente suonando al citofono. Un grosso problema visto che la polizia aveva appena arrestato 7 persone e sottoposto altre 10 a misure cautelari e il resoconto di Falcioni andava leggermente a incrinare la ricostruzione delle autorità. Il delitto di lesa TAV è quindi costato al giornalista un’incriminazione e una condanna: ciò che fanno i notav va raccontato solo con le parole della polizia.
La buona notizia che ha posto fine a questo assurdo giuridico è arrivata ieri. Dopo la cassazione, il tribunale di appello di Torino ha dovuto rivenire sui fatti, assolvendo finalmente Davide Falcioni. Resta l’amaro in bocca per le motivazioni che se non sanciscono il diritto alla protesta (che sappiamo ormai sospeso da tempo in Val di Susa) non riconoscono nemmeno fino in fondo il diritto alla cronaca. Quando si parla di movimento notav, per un giornalista fare il proprio lavoro rimane reato ma Falcioni è stato assolto per “particolare tenuità del fatto”. Quanto ai notav coinvolti nella vicenda, nonostante la ricostruzione della procura sia stata clamorosamente smentita proprio dalla testimonianza del cronista, quattro di loro sono stati condannati in appello a 5 mesi di carcere nel giugno dell’anno scorso.